“Buroo” e “Pippo”, i due Antonio dei Trezzesi

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I due Antonio dei Trezzesi, felici raccontatori finché non divennero loro pure qualcuno di cui è bello raccontare.

«Pippo» era Antonio Albani, classe 1931, solo per l’impiegato dell’anagrafe. I Trezzesi se lo ricordano in vicolo Bue, piccolo scorcio di grande suggestione. Anche se, per barattare due chiacchiere, conveniva frenarlo in bicicletta per il paese: magari sulla via dell’ex-osteria «Popul» davanti alle scuole «Ai nostri caduti». Gli amici chinano lo sguardo ma alzano il bicchiere in ricordo di Pippo, cui piaceva raccontare della guerra e degli scioperi operai. O di quella volta che, nel 1956, raggiunse Venezia in barca a remi salpando dalla sponda trezzese.

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L’arrivo a Venezia (Pippo è secondo da sinistra)

Percorse scalza la giovinezza lungo l’Adda, che ricordava limpida e viva. Tra gli altri anche lui verso il 1942 raggiunse in bici un cantiere lecchese per ridiscendere il fiume a bordo della barca, che il noleggiatore trezzese Ciocca aveva commissionato: l’ammiraglia «Città di Milano». Di Carlo Colombo «Cantun», che pure offriva trezzesi imbarcazioni a nolo, Albani rammentava invece l’impegno nella Resistenza: «Lasciava sulla riva la barca Adele con i remi dentro – raccontava – i Partigiani la usavano per raggiungere l’argine bergamasco, di notte». Anfibio protagonista del fiume, Pippo fu tra i sei uomini che nell’agosto 1956 vogarono a Venezia da Trezzo, salpando a bordo della «Ines-Valverde» offerta giusto dal Colombo.

antonio, Pippo al centro, tra Scotti e Brambilla: già suoi compagni nel raid remiero da Trezzo a Venezia
Pippo al centro, tra Scotti e Brambilla: già suoi compagni nel raid remiero da Trezzo a Venezia

L’avventura, che aveva già un’edizione fascista del 1931, Pippo la raccontò ad alcuni giovani che la emularono nel 1982 e nel 2007. Ma la sua ciurma, tutta di operai, resta forse la più coinvolgente; quando la guerra era una cicatrice di appena qualche anno. Ricordava, Pippo, che i Partigiani nascondevano al castello trezzese le armi, in un ambiente sulla parete destra dell’imbocco al doppio ponte di Bernabò Visconti. E «a godersi il panorama dalla torre – continuava – saliva dopo cena anche un ufficiale di Marina in licenza». Nell’uniforme bianca, il militare che digeriva in cima al mastio fu creduto da molti un fantasma. Le leggende circa la fortezza infestata sarebbero tutte variazioni su questa verità. Molti altri racconti dobbiamo a Pippo, ora che anche lui diventa qualcuno di cui è bello raccontare.

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Raid Trezzo-Venezia ai remi,1956
Antonio «Buroo»

Della città ogni muro, abbattuto o costruito, costruisce o abbatte qualcosa anche nei cittadini. Il muratore trezzese che meglio lo sapeva era Antonio Perego finché, il 19 ottobre 2011, una morte non lo ha sepolto come si fa con le fondamenta.

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Antonio “Buraa”

Insieme al nome, ottantatre anni prima, aveva ricevuto il nomignolo «Buroo»; quando i genitori lo portarono al fonte battesimale di Trezzo dalla vicina via santa Marta. Avevano traslocato lì da cascina santa Filomena che, a Nord-Est del paese, è nota al dialetto come «casina di gatt»: cascina felina, che si stiracchia proprio dietro la scuole di via Nenni. Sguardo chiaro, «ciarusa» la voce, trezzesemente amica. Malgrado il male gli aprisse dentro qualche crepa, proseguì lavorando come se il lavoro fosse una cura. Salutava i concittadini col clacson della sua rossa Renault 4 con cambio a pipa, che aveva gli attrezzi sul sedile posteriore. Antonio percorse le case di Trezzo, lasciando piccole impronte sul muro imbiancato come si lascia un ricordo tra le pagine.

2 Responses

  1. Alessandro Pozzi

    Ciao Cristian
    non è importante, ma la macchina dal Buraa era la mitica Renault 4 con cambio a pipa.

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