Dal 1900 i Colnago intagliano zoccoli nell’ontano di Toscana, ricavando artistiche tomaie dal velluto Legler di Ponte San Pietro, finché i contadini non passano da quelle calzature alle scarpe, esposte in vetrina.
Aveva già inciso «Villa Paradiso» sulla nuova casa di via Verdi a Trezzo quando, nel 1900, Rosa Bassani gli partorì il primogenito Remo. Papà Alessandro Colnago fu Carlo esordiva allora in proprio l’attività di zoccolaio appresa specie dagli artigiani Grignani, che non abitavano lontano da via Verdi. Offrì in via degli Orti 1 (poi Giovine Italia) zoccoli e macchine per cucire, affidando l’esercizio ai figli Rinaldina detta «Rina» e Giuseppe detto «Pepino», che nel 1933 tentava breve succursale su via per Grezzago (oggi Cavour). Anche Remo smerciò legnami per zoccoli su via Verdi; fin dal 1948 il fratello Egidio vendette invece su via Pozzone la stessa offerta del negozio paterno.
Per un giorno e una notte, la guerra aveva parcheggiato nella proprietà di via Verdi il carro armato tedesco, che ne disastrò gli orti. Mosse da lì in via Galli anche il fratello Attilio Colnago fu Alessandro (1905-1972) per vendere al minuto o all’ingrosso gli zoccoli confezionati in ontano della Toscana. Alle volte, ne sostituiva solo il legno, conservando la tomaia che altrimenti tranciava nuova per decorarla con gli stampi del pittore Abele Bassani (1911-1989).
Lo zoccolo invernale aveva copertura più robusta e chiodi infitti a rovescio nella suola perché s’aggrappassero al ghiaccio delle strade. Appesantivano ogni passo raccogliendo uno strato di neve in più. Da Ponte San Pietro il velluto Legler, in cui tagliare tomaie nuove, veniva incollato a liste di tela con farina bianca e acqua bollite per irrobustirne lo spessore. Al calare della richiesta, in flessione con l’attività contadina, Attilio prese a servire i mercati paesani e le zone del Bergamasco fino a Castel Rozzone dove l’agricoltura sopravviveva. Lo assistevano in bottega i figli Emilia e Armando (1933-2001) per il cui tramite l’esercizio, che oggi vende scarpe, passò ai discendenti.
Nella bottega Colnago, l’artista artigiano Abele Bassani
Il citato Abele nacque concesino dal cavatore di ceppo Luigi Bassani, che lo avviò a studi artistici presso la scuola bergamasca «Fantoni» e l’Accademia cittadina. Era parente dei Bassani-Colombo «Tabachétt» che a Concesa tenevano privativa con annessa trattoria «del Cacciatore» su piazza Grande (oggi Cereda). Assistette le sorelle presso il negozio e la tintoria che affacciavano in via Carcassola, apportando acute migliorie alle macchine cui le ditte provvedevano solo dal modello successivo.
Negli anni Trenta la malattia lo costrinse al bastone, malgrado l’intervento del prof. Rizzoli, che gli commissionò anatomici disegni per pubblicazioni mediche. Ispirato coi pennelli, Abele sperimentò anche l’esposizione al fuoco dei materiali, dopo l’assunzione nelle smalterie di Agostino Perego (1953). Durante la guerra lavorava a Milano su piazzale Cinque Giornate finché la ditta non fu bombardata. Arrotondò allora congedando le decorazioni perlopiù floreali per gli zoccoli Colnago (Cfr. Sarah Malenza, Chiara Rottoli, Abele Bassani, Trezzo 2011).
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