Famiglia guelfa del ducato milanese, la genealogia Bonomi insiste dal Cinque all’Ottocento sul borgo rurale di Grezzago, salvo esili e migrazioni.
Emidio de Felice riflette sul doppio taglio del cognome portato dalla genealogia Bonomi. Può discendere dal nome benaugurale «Bonomo», assegnato a Battesimo; oppure da un nomignolo d’osteria, dato per contrasto al peggio malfattore.
Resta che, in dialetto piemontese, «Bunom» è insulto riservato agli ingenui: forse per assonanza con Jacques Bonhomme, il soprannome assegnato già nel Trecento dai nobili francesi ai contadini. Da quel nomignolo proviene etimologicamente il termine «Jacquerie», insurrezioni rurali nella Francia del 1358; oltre all’italiano «giacca», veste corta come la indossavano i contadini in rivolta.
Racconta Giorgio Giulini, storico milanese, che nel 1373 più di quaranta famiglie del contado Martesana tradiscono il duca ghibellino Bernabò Visconti. Si schierano per Amedeo di Savoia, nemico guelfo, e rifugiano nel Bergamasco appena il primo sconfigge il secondo. Tra i 45 casati in fuga c’è la parentela de Bonhominibus, la genealogia Bonomi, che ripara forse in Luzzana con appresso fittavoli, massari e contadini (qui l’opera intera). Loro pure portano per contagio il cognome della genealogia Bonomi. Succeduto violentemente a Bernabò Visconti, il nipote Giangaleazzo s’insedia duca e li richiama nel perdono, riconsegnando loro anche le proprietà di cui lo zio li aveva spogliati.
Genealogia Bonomi: il borgo di Grezzago
Lungo il Quattrocento il fondo notarile milanese testimonia l’insistenza del cognome su Oggiono, nel Lecchese. Nel 1539 la famiglia compare a Grezzago, dove Bartolomeo Bonomi detto Bonomo, figlio del fu Bonomo, prende in affitto una vigna di Trezzano Rosa (ASMI, Atti dei Notai, 9296): benché il cognome sia Bonomi, il conduttore dell’affittanza declina prima la provenienza famigliare da Brembilla per una ragione fiscale. Gli strenui ghibellini di Brembilla (Bg) furono esiliati dalle terre guelfe e bergamasche, godendo oltre l’Adda l’ospitalità del duca di Milano, che accordò loro una speciale esenzione sulla tasse d’imbottato.
Nel 1572 la famiglia è nuovamente documentata a Grezzago, dove i fratelli Pietro e Francesco Bonomi figli del citato Bartolomeo coltivano a livello le terre che Massimiliano Stampa lascia in eredità alla vedova Anna Moroni. Dei due contadini, il padre Bartolomeo sembra capostipite della genealogia Bonomi in Grezzago. Qui il cognome prolifera al punto che, in uno stato d’anime borromaico (ASDM, 1595), sono Bonomi tre delle venti famiglie residenti. Il locale legame col monastero di San Dionisio giustifica la frequenza con cui il nome viene impartito nella genealogia Bonomi. Francesco invecchia «nella prima stanza sulla contrada dei massari verso occidente».
In Grezzago il cognome si esaurisce entro l’Ottocento. Di madre e moglie trezzese, intanto, Francesco Bonomi lo trasferisce a Trezzo sull’Adda col matrimonio del 1721. Suo discendente, Paolo muore nell’epidemia di colera del 1855 presso villa Crivelli, accomodata allora a ospedale. Dell’uomo, tre sono i figli notevoli: dal 1852 Albino abita lungo l’Adda a cascina Belvedere, dove la sua discendenza resta per oltre un secolo; Vitaliano è domestico milanese in casa Orsini di Roma; poco distante, Ilarione serve alla tavola cittadina dei Villa in via sant’Andrea, morendo però commerciante di vino su via Santo Spirito.
La genealogia Bonomi, a Trezzo dal 1721
A Trezzo i rami familiari, in cui la genealogia Bonomi si apre, sono designati dal dialetto: Papasc e Paciöo (da Giuseppe), Bugét (da Ambrogio), Albét (da Albino) e Barbèj (mento pronunciato). Le discendenze si riuniscono avendo per capostipite un figlio di Francesco, il primo Bonomi grezzaghese trasferito lungo l’Adda trezzese.
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