Il caso Perego: stoviglie e fughe d’amore. Uno stagnino giunge dalla Germania a Trezzo, nel 1910, portando con sé una donna in fuga dalle violenze del marito. Troveranno lavoro e comprensione?
ILVERSGEHOFEN-TREZZO: SOLA ANDATA
Lo stagnino Adamo Wertmüller giunse a Trezzo il 5 maggio 1910, trovando impiego già l’indomani presso la smalteria fondata su via Dante dall’ing. Agostino Perego (sindaco trezzese) col socio Giulio Zühlke. Come direttore, quest’ultimo comparì davanti al sindaco trezzese, sollecitato dall’imperiale console di Germania. Riferì circa la condizione della donna che, accompagnando Adamo, aveva abbandonato a Ilversgehofen il marito Augusto Amelung. Spiegò lo stagnino come «i cattivi trattamenti del marito Augusto indussero la moglie a seguirmi in Italia. Questa non intende più di tornare dal marito. E’ nostra ferma intenzione di unirci in matrimonio». L’anagrafe trezzese non dà notizia di quell’unione.
AGOSTINO PEREGO: L’INGEGNERE IN MUNICIPIO
È il secondo telefono istallato a Trezzo quello cui, sull’odierna via Bazzoni (allora Brianza), rispondono le officine di smalteria promosse con Giulio Zühlke dall’ing. Agostino Perego nel 1908. Nato su piazza Libertà nel 1879 da Angela Barbieri e Pericle, farmacista paesano, il Trezzese è confermato sindaco dal 1920 al 1929. Propone alla Società Operaia di Mutuo Soccorso l’erezione di una scuola d’arte presso la sede associativa di piazza Santo Stefano (1921); presiede la calcistica Tritium per due bienni prima e dopo la Grande Guerra; dona all’Opera Pia le 40 pertiche, su cui sorge l’attuale cappella di San Martino. Allo stesso ente la sua domestica, Emilia Scotti, lascia tutti i propri risparmi. La smalteria Perego di via Bazzoni provvede articoli di crescente modernità: utilità casalinghe (bombole, fornelli, stampi da ghiaccio); industriali (fusti da latte, parti in acciaio); commerciali (targhe). Se negli anni Venti una pubblicità la definisce «prima fabbrica italiana di recipienti in lamiera d’acciaio e triplice stagnatura per l’industria del latte», l’attività rifinisce trent’anni dopo persino cartelli stradali; passando da 70 lavoranti a un colmo di 400. La sede milanese della società, intanto, trasloca da via Castelfidardo a piazza Fontana.
Malgrado le traversie finanziarie da cui lo scampa la Ripamonti S.p.a., Agostino resta fattivamente alla guida delle officine. Il cognome del socio Zühlke testimonia come l’ingegnere riceva dalla Germania il borace per smaltare, fornendo stoviglie all’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Sull’ex-via Brianza ricava anche alcune abitazioni. Sotto l’insegna Perego trovano stipendio molti dei contadini trezzesi, che dimenticano l’aratro nei campi per convertirsi operai.
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