Villa Gargantino sulla Valverde trezzese

Villa Gargantino, la casa di guardia al castello
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Villa Gargantino nel 1976

Il restauro che scosta i secoli come ragnatele. Accucciato di guardia al castello, l’edificio che il ‘700 trasformò in villa Gargantino gira la clessidra per riportare Trezzo in pieno Medioevo. A diverse quote, la casa della Valverde si avvita su tre cortili, raccordati da scalinate. In uno di essi sono riaffiorate le stesse finestre a sesto acuto che via Ermigli e piazza Santo Stefano ancora aprono sul passato.

Conduce i restauri l’arch. Luca Rolla che della villa Gargantino è anche proprietario. La eredita attraverso i Saliva dai Radaelli. Ma a rassettare il complesso com’è oggi furono i Gargantino che, mercanti milanesi, l’acquistarono nel ‘700 da Cesare Cavenago: il feudatario di Trezzo. «Quando questi decise la costruzione del suo palazzo, alto sull’Adda – ipotizza Rolla – vendette le altre pertinenze della fortezza trezzese, come la villa che poi i Gargantino adattarono». Lo fecero modificando la parte nobile, di cui sono emerse supersiti decorazioni del ‘500. Motivi euclidei sostituirono l’ocra che contornava le finestre affacciate sulla via. Quelle interne al cortile, un tempo cinto da muri e piantato a limoni, avevano invece ornamenti floreali; e persino due pappagalli dipinti sopra il porticato.

Finestre sulla storia

Al piano superiore una finestra (riaperta dopo decenni d’otturazione) illumina una fuga di stanza conclusa alla finestra opposta, che incornicia la torre e la limonaia della villa, nel giardino dall’altra parte di via Bernabò. L’ulteriore ordine di aperture, leggibili talora a ridosso del tetto, suggerisce che l’edificio oggi villa Gargantino fosse più alto.

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1957, lo storico edificio sotto la neve

Un soffitto a cassettoni dipinti è crollato prima che i lavori iniziassero. Ma ai comignoli è stato ripristinato il “cappello”, e l’ex-portone d’ingresso sotto cui s’accede al porticato ha ritrovato la simmetria in laterizio che lo corona. I settecenteschi decori che fregiano la facciata sono stati affidati al restauratore Juan Carlos Usellini, che ha pure consolidato la Sacra Famiglia affrescata verso la Valverde. Nell’opera, attribuibile a mano diversa da quella che adornò le finestre con alterni colori, Gesù offre il giglio a un probabile Sant’Antonio, di cui non sopravvive oggi che il volto. Dove le pitture erano scomparse, colore neutro ne ricostruisce ora le armonie.

In villa Gargantino la falegnameria Dorici di Capriate ha persino recuperato alcune persiane dell’Ottocento. Il loro primitivo colore, riadottato, è tra l’azzurro e il grigio. «I Gargantino accomodarono una sorta di caserma a casa da nobile con rustiche corti attigue – prosegue l’architetto – il complesso era disegnato da via Ermigli, via Valverde, via Visconti e vicolo Bue. Ampio ma armonico». Il restauro ha riscoperto un passo carraio sull’ala rientrante dell’edificio, che si salda ad angolo con quella del loggiato. Alle mani dei restauratori si sono concesse anche le antiche tracce di un incendio.

Violini e moschetti in villa Gargantino
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Cavenago, Gargantino, Niada, Radaelli, Saliva, Rolla. Queste le famiglie che si succedettero nella proprietà oggi restaurata a un tiro di balestra dal castello. I Gargantino non erano che mercanti in pellame «ma un certo Ambrogio Gargantino – riferisce l’arch. Luca Ratti, presidente Pro Loco – già era soldato nella fortezza trezzese attorno al 1645».

Da San Giorgio al Lambro origina l’operosa famiglia Rolla, di cui non è da escludere una parentela col celebre compositore Alessandro (1757-1841). Consigliò Paganini e Verdi ancora giovani, diresse l’orchestra della Scala. Pare gli fosse perfino vietato suonare in pubblico perché «faceva cadere le donne in deliquio e crisi di nervi». Alla sua bravura si devono alcune composizioni dedicate ai Bassi che conservano tutt’oggi una dimora a Trezzo. Qui un plafone è affrescato col nome del musicista. Le note di Alessandro Rolla hanno avuto anche un’eco trezzese.

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