Vaprio 1868: in filigrana al testamento Andreoni

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All’ombra del campanile di Vaprio, il parroco Giovanni Andreoni redige il testamento datato 17 dicembre 1868. In controluce alle ultime volontà, si intuiscono i primi lineamenti della sua biografia: i genitori, commercianti in granaglie a Turro; a tre giorni dalla consacrazione, la cura delle 2.300 anime vapriesi in cui si prodiga tra l’indolente nobiltà e i fittavoli chiacchieroni. Traspare l’urgenza di sconfiggere l’alcolismo; favorire l’Ospedale Crotta Oltrocchi in rimedio ad antiche divergenze; istruire soprattutto le giovani, per il cui vantaggio don Giovanni Andreoni istituisce due doti annue e promuove la catechesi presso l’oratorio di San Colombano. I lasciti menzionano piccoli oggetti di grande valore: il crocefisso di legno nero per Maria Testa, figlia del fabbro ferraio; le diciotto posate, in argento come la tabacchiera e i due candelabri nella stanza da letto, devoluti ai coniugi Cimbardi; l’artistico turibolo e la navicella assegnati all’Ospedale. A propria spesa, don Giovanni Andreoni ha commissionato l’oggetto liturgico e ne dispone il lascito al Crotta Oltrocchi sotto vincolo di non farne vendita.
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Vaprio d’Adda, chiesa parrocchiale di San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Don Giovanni Andreoni è morto. Alle 14.00 dell’8 luglio 1869 il sacerdote trentaseienne Cavadini don Gaetano fu Abondio e Paolo Mariani fu Carlo Antonio, sagrestano sessantenne, denunciano all’Ufficio dello Stato Civile in Vaprio la morte del parroco Giovanni Andreoni, sopraggiunta alle 14.30 del giorno prima presso la canonica al civico 124. Il 16 luglio successivo il notaio Gaetano de Simoni dà pubblica lettura del testamento olografo disposto in otto pagine dal defunto sacerdote (AsMi, Notai Ultimi Versamenti, cart. 1882).

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Vaprio d’Adda, Interno parrocchia San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

«Testamento del Sac. Giovanni Andreoni, Parroco di Vaprio d’Adda. Io Sacerdote Giovanni Andreoni, nato il 15 agosto 1806 in Turro ne’ Corpi Santi di Milano da Giuseppe Antonio e Felicita Cassola, Commercianti di grani in Milano, compiuti i miei studj sempre in Milano, fui dall’Arcivescovo Card. Conte Carlo Gaisruck di cara memoria e dal Rettore del Seminario maggiore Sacerdote Staurenghi, uomo rigido ma giusto, designato coadiutore a Vaprio d’Adda e speditovi nel terzo giorno dopo la mia consacrazione, essendo senza Coadiutore il Parroco Stampa [don Giuseppe, parroco dal 1795 al 1841] di anni 74 per la malattia dell’unico che aveva.

1806, agosto 12 – Nascita di Giovanni Domenico Andreoni, figlio di Giuseppe Antonio e Maria Felicita Cassola. La registrazione battesimale nella Parrocchia di Turro risale a tre giorni dopo, essendo padrino e madrina al fonte parenti materni e pavesi del bimbo (Archivio Parrocchiale di Turro, Fondo anagrafico, Battesimi, 1806 – Ringrazio il parroco don Giuseppe)

Venuto a morte quel venerabile vecchio nel 7 giugno 1841, fui designato Vicario… e Parroco in questa Parrocchia difficilissima perché tutto era in dissesto e perché per troppa bontà erano invalsi gravi abusi, a togliere i quali il Parroco doveva prepararsi a gravi dispiaceri; tanto più che le magnatizie famiglie, avendo costì il loro Oratorio privato, nulla sanno o vogliono saperne di Chiesa Parrocchiale, di funzioni, di istruzioni, di questioni, di diritti ecc. Ma alla volontà di quell’illustre Prelato era impossibile fare resistenza. Offersi a Dio i tanti dispiaceri, e sua gran mercé, eccomi nell’età di anni 62 compiuti, ed afflitto per tante perdite di parenti e cari amici, venni nella deliberazione di venire a questo atto interessante: pensare al mio Testamento.

Il lascito Andreoni all’Ospedale Crotta Oltrocchi
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Vaprio, chiesa parrocchiale di San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Prima di tutto intendo morire da buon Sacerdote della Chiesa dei nostri SS. Protettori: Sant’Ambrogio e San Carlo e pregar il buon Dio per Gesù Cristo Redentore ad essermi propizio e ricco di grazie sicché a Lui fedele possa essere santa la mia morte. E per assicurarla intendo perdonare di cuore, come ho perdonato a quanti ebbi e posso avere ancora nemici, calunniatori, persecutori, non solo come Parroco ma anche come Amministratore di questo Spedale Crotta; per quanto sia sempre stato fermo nella giustizia e nella bontà. Ma siccome per troppa bontà ed inesperienza nel prevedere i disordini e tutte le conseguenze della mia bontà so di avere recato danno a questa utile Causa Pia, per questo, io sottoscritto Sacerdote Giovanni Andreoni parroco in Vaprio d’Adda dispongo e dichiaro e voglio che unico, vero mio erede generale sia questo Spedale Crotta Oltrocchi Nob. Don Giuseppe, fondato dal Medesimo a vantaggio dei poveri ammalati d’ambo i sessi in questa Parrocchia di San Nicola in Vaprio d’Adda, Provincia di Milano. E quale Amministratore della poca mia sostanza disposta a vantaggio di questo Spedale Crotta nomino il Parroco pro tempore di questa Parrocchia di San Nicola in Vaprio d’Adda colle norme di rendiconto all’Autorità superiore, come si usa della sostanza Crotta. In tempo di Parrocchia vacante sarà Amministratore il Molto Reverendo Preposto di Trezzo, altro degli Amministratori. E mio Esecutore testamentario sarà il Signor Alessandro Cimbardi fu Battista di Milano con opificio di seta in Via del Carmine e Filanda in Canonica d’Adda, mio diletto amico, uomo intelligente, onestissimo e son persuaso accetterà qual tenue attestato di gratitudine e pegno di cara amicizia i miei due candelieri di argento che sono nella mia stanza da letto e la scatola del tabacco di argento per la sua carissima moglie la Signora Giuseppina Bianchi (se non fallo), donna assai virtuosa.

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Vaprio d’Adda, Interno parrocchia San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Egli disporrà che siano modesti e divoti i miei funerali e senza lusso di campane e che vi intervenga il buon Clero di Vaprio, Canonica, Pozzo, il Parroco di Concesa, il Preposto di Trezzo ed i Signori Curati della Pieve. L’iscrizione alla porta maggiore di questa chiesa dirà: Pregate per il sac. Gio Andreoni, Parroco da anni …; voglio e prego che il mio cadavere non sia esposto ma dal letto alla cassa di larice fatta bene, assicurata con viti, e così, senza processione, recata alla chiesa per divoti funerali pei quali si userà unicamente la mia cera. I Sacerdoti che interverranno avranno cinque franchi cadauno, persuaso che verranno per quivi celebrare la santa Messa, il Clero del paese avrà doppia elemosina. Il mio Esecutore testamentario farà che il Molto Reverendo Clero abbia una buona refezione ne deficiat in via. I giovani assistenti dell’Oratorio avranno una candela di libbra una cadauno, cinquanta candele di once sei per cinquanta ragazzi del più grandicelli. Le giovani che cantano il Miserere (senza spropositi) avranno una candela di libbra una cadauna; credo siano dodici. La Confraternita avrà Lire cento, e s’intende per una volta tanto.

Lascio e dispongo che il diletto mio Clero, unitamente al carissimo Parroco Erba di Pozzo [don Massimo, parroco dal 1844 al 1871], se sarà vivo, si dividano i miei abiti tutti, e le calze nere e delle altre calze bianche siano date 3 paja a cadauna delle mie domestiche, le altre alle più vecchie e vecchj e più poveri che guariti partano da questo Spedale, s’intende finché ve ne siano. Se all’epoca della mia morte vi saranno in casa mia le attuali due mie domestiche, Gerosa Teresa Santina e Vigentini Marietta fu Giosuè, voglio che ciascuna abbia il suo letto con un solo materasso di lana, due cuscini, due lenzuoli, una coperta e due sedie. La Vigentini come più giovane avrà due lenzuoli di più e i due comò che sono nella stanza ove dorme. Il così detto canterano nella stanza di Gerosa Santina Teresa è suo. La Gerosa Teresa Santina avrà duecento Lire per una sol volta. Così la Vigentini Marietta. E spero nell’Amico Esecutore testamentario si fiderà per la custodia della casa, per il quale tempo le pagherà secondo il merito; ma buone essendo si diporteranno bene.

Le disposizioni dell’Andreoni: le carte da bruciare e i beni devoluti all’Ospedale
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Vaprio d’Adda, Interno parrocchia San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Prego il mio Esecutore testamentario a fare abbruciare tutti i miei scritti, che valgono niente! Ma le mie librerie con tutti i libri voglio che passino e siano conservati, ad uso del Molto Reverendo Clero di Vaprio e Pozzo, in questo Spedale Crotta in Vaprio. La sorveglianza aspetterà al Molto Reverendo Parroco pro tempore di Vaprio quale Amministratore di detto Spedale. Se vi è qualche libro proibito, pericoloso sia abbruciato: il giudizio però spetta al Ven. Clero in cura d’anime. Lo scaffale d’Archivio Parrocchiale dov’è e com’è lo dispongo pei Parroci pro tempore di questa Parrocchia per tale uso, sperando gli farà comodo. Però, il tabacco al cappellano Don Celeste Brambilla ed i fazzoletti se li divida tutto il Clero del paese. In questo scaffale saranno poste tutte le carte importanti, e la chiave passerà presso il Reverendo sub-Economo, il quale la consegnerà poi al novello nominato.

La tabella dei Legati e la Fotografia di Vaprio e Canonica con tutti i sopravetri e serramenti in uno e non in uso in questa casa, con la stuoia asse alle finestre della saletta e studio, e quelle che d’inverno si mettono per terra al camino dello studio saranno ai miei Parroci successori. I miei breviarj, diurni ecc. ad uso di questo Clero della Parrocchia in Chiesa, e rocchetti pei Parroci di Vaprio ed altri che intervengano per le funzioni. Del resto quadri, medaglie, statue ecc. passeranno infallibilmente nello Spedale erede. Anche i tappeti di damasco al detto Ospitale col patto di farne imprestito al Parroco per uso di qualche solenne processione. Se la Chiesa abbisognasse di qualche bella tovaglia per li altari, il mio Signor Esecutore testamentario è abilitato a darcela. Se questa Chiesa Parrocchiale di Vaprio non fosse ancora provveduta di un bello e grande tappeto (soppedaneo) per l’Altar maggiore, egli gliene farà acquisto di uno che sia di buona stoffa e assai bello.

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Vaprio, chiesa parrocchiale di San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Il vino bianco per la Messa sia per tale uso. L’altro per la refezione del Molto Reverendo Clero nel giorno de’ miei funerali, l’altro sarà pei poveri ammalati di questo Spedale Crotta. Tutti i libri che sono superiormente allo scaffale Archivio Parrocchiale passino alla mia libreria allo Spedale Crotta Oltrocchi, così se ve ne fossero nella stanza. Però i libretti pei ragazzi passino ai migliori di questo Oratorio che sappiano leggere bene. Io tengo in casa la Cassa d’Amministrazione della Ricreazione del detto Oratorio festivo dei giovinetti in Parrocchia. Questa col rispettivo registro è nel secreter nel salone, e la chiave è in un cassetto superiore verso la Chiesa della mia scrivania, spero sarà trovata in regola. Nel comò della libreria verso la Chiesa tengo custoditi oggetti di Chiesa: pizzi (quasi tutti miei, ma vadano alla Chiesa), tela, damaschi, pezze per rassettar paramenti ecc. ecc. passino alla Frabbriceria, ed al Parroco pro tempore, se intende continuare la sorveglianza con gran vantaggio della Chiesa. Vedendo lo sperpero e la poca pulizia quand’ero Coadiutore, fu questa la mia prima cura, saputa la cosa dal paese, ebbi ricchi ed abbondanti sussidj. Sta presso di me anche l’inventario di tutta la lingeria della Chiesa. Qualunque Fabbriceria di Sacerdoti od anche di secolari, sarà indifferente, è un fatto, ma grande soddisfazione alla coscienza, all’onore e premio presso Dio. Dispongo un suffragio anniversario all’anima mia, e sarà di una Messa in canto in aurora con sei candele, e due altre Messe basse seconda la mia intenzione. Per la detta Messa in canto saranno date al Parroco italiane Lire dieci ed italiane Lire due per cadauna delle Messe basse, e due franchi di più a cadauno dei Sacerdoti della Parrocchia che interverranno per il canto e per l’assistenza. Un franco al Sagrestano, uno e mezzo ai chierici che interverranno.

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Vaprio d’Adda, Interno parrocchia San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Ai miei coloni devo niente, avendoci usato anche troppa indulgenza, ma perché non sparlino sulla mia tomba, sia perdonato metà debito, ed un pezzo di venti franchi sia dato a chi non è in debito. L’Arcivescovo Romilli, di buona e cara memoria, commosso dai tanti danni, spese e critiche mie condizioni per diversi danni di guerre, mancanze di prodotti, erezione di Casa Parrocchiale, di quella del Sagrestano, riattamento dell’antica casa parrocchiale venduta ecc., e come fosse sempre stata negata al Parroco la Cassa de’ morti, fece dispensa di alcuni Legati fino al durar dei bisogni, calcolando che i Reverendissimi Sacerdoti sono provveduti di Messe, calcolando che il defunto Stampa per rappezzi all’antica casa parrocchiale alienò un capitale d’un discreto legato che passò a carico della Prebenda parrocchiale, la Casa nuova Parrocchiale, per assai più della metà, fu tutta a mio carico. Nel cassetto superiore della mia scrivania verso il Sagrato in una cartella di diverse carte importanti vi è un foglio di vecchia carta ripiegata, ove tengo alla mano biglietti di banca. Ed in una cartella dell’archivio chiuso, una ve n’era fra le cartelle che è intitolata: “Cartella delle carte di famiglia Andreoni”. In questa vi è custodito tutto il mio denato. Le cartelle delle Cause Pie, i libretti di garanzia del Cassiere dell’Ospitale: ora Sacchi Sig. Ambrogio, Maestro comunale. Notasi che le mie cartelle sono tutte al portatore e danno annue Lire 430. In questa cartella vi è pure un altro certificato produttivo, ossia vi è la ricevuta che di esso certificato mi rilasciò l’amico Sig. Alessandro Cimbardi che per sua bontà mi fa di Cassiere e di Esattore.

L’istruzione delle mogli contro l’alcolismo dei mariti: il lascito Andreoni per due doti a nubende vapriesi
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Vaprio d’Adda, Interno parrocchia San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Ora sul frutto di queste Cartelle istituisco due doti in perpetuo di Franchi ottanta da darsi ogni anno a due giovani nubili di Vaprio d’Adda che siano nate in paese, o che vi abbiano domicilio da dieci anni. Le condizioni o requisiti indispensabili per avere questa dote sono: condotta morale irreprensibile, bene istruite nella dottrina e nel leggere bene e scrivere passabilmente, e che prendano uno sposo non dato all’ubriachezza e che sappia leggere e scrivere. Senza questi titoli la povertà non vale, ed il Parroco pro tempore quale Amministratore dello Spedale Crotta non farà mandato di dote. E per dar prova di imparzialità, presenti all’esame dei requisiti come sopra, vi saranno i Signori coadiutori, il Preposto di Trezzo ed il Parroco viciniero il quale, se si mancherà a queste prescrizioni, voglio che le dette due doti le chiami per la sua Parrocchia, e sempre con le medesime garanzie. Non dubito che possa essere infirmata questa mia volontà, essendo l’unico mezzo per avere buone madri che sono la prima sorgente della vera moralità, la più potente causa per togliere la schifosa ubriachezza. I Parroci pro tempore miei successori avranno noje, e forse anche persecuzioni quali Amministratori. Lo so per esperienza, per quanto abbia amato la giustizia, pure per interesse fui tradito anche dai più intimi, pace e perdono a tutti. Non avendo alcun compenso il Parroco di Vaprio quale Amministratore, finché dura in questa funzione, avrà annue Italiane Lire sessanta. È poca cosa, ma valga quale attestato del sottoscritto che conosce la sua posizione.

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Vaprio, interno parrocchia San Nicola (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

Il Signor Alessandro Cimbardi colla vendita delle diciotto posate d’argento e del mobigliare non adattato a questo Spedale Crotta, sperò potrà dar passo agli impegni suaccennati; se non fosse possibile, saranno sospese le doti e il legato al Parroco successore, finché tutto sia pagato; anche il grande e bel tappetto soppedaneo per l’Altar maggiore di questa Chiesa Parrocchiale. Io tengo in casa Turibolo e Navicella d’argento che in quest’anno ho fatto eseguire a mie spese per uso di tutte le funzioni solenni di questa Chiesa Parrocchiale. Voglio pertanto che la proprietà sia nell’Ospedale Crotta Oltrocchi in Vaprio, e l’uso per la Chiesa Parrocchiale di Vaprio d’Adda, e non sia mai alienato sotto qualunque pretesto. Tengo pure in mia custodia i tre camici dalla ricca guarnizione in tulle, ricamati dalla brava giovane Testa Maria, la figlia maggiore del vecchio fabbro febbrajo Testa Giuseppe. Sono un dono alla Chiesa. I miei successori sorveglieranno per la custodia. Abbia la suddetta per mia memoria il Crocifisso di composizione su croce di legno nero con simile piedistallo, essendo anche la sola che si mantiene come Priora e Maestra delle ragazze alla dottrina in San Colombano. Questa è la mia ultima volontà, tutta scritta e firmata da me sottoscritto Parroco Andreoni. Per quanto io sappia, non vi sarà altro testamento, ma se mai, a mia insaputa, un altro si trovasse, intendo non abbia alcun valore. Vaprio d’Adda, 17 dicembre 1868».

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Vaprio, San Colombano, abside (Collezione Lino Reduzzi, in copia presso Giuseppe Pezzi)

3 Responses

  1. Livia Alessandrini

    Ad ogni articolo immagino l’emozionato piacere che devi aver provato nello scoprire, sfogliare e studiare tanti vecchi documenti…… Grazie Cristian, e bravissimo come sempre, con profonda stima ed ammirazione, Livia Alessandrini

  2. Cristian Bonomi

    Ricambio la stima più calorosa, Livia: sei con me dall’inizio di questo condiviso viaggio nella storia; un passo indietro e due avanti, come in certe processioni del Sud-Italia. Grazie a te e a presto risentirci! c.

  3. Holly Angelini

    Cresciuta sotto il campanile

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