La genealogia Redaelli il cui cognome da Ello irradia in tutta la Brianza: il caso di Gerno (Lesmo)
La genealogia Redaelli e le sue origini quasi mitologiche. Il cospicuo casato dei Regibus da Ello è attestato brianzolo già in antico, frequente negli atti rogati dal collegio dei notai milanesi (cfr. Archivio di Stato, Indice Lombardi); nelle disposizioni ducali (per esempio, questa); persino nei lasciti cinquecenteschi alla locale chiesa dei santi Filippo e Giacomo, sul territorio di Ello.
Recano per cognome la forma contratta dal latino Regibus da Ello, la genealogia Redaelli oscillante spesso tra questa forma e il cognome Radaelli non testimonia l’obbligata discendenza da quella dinastia ma può più modestamente documentare reti familiari in senso ampio, clientelari: massari cioè o sottoposti in genere cui la denominazione del padrone riuscì contagiata a vario titolo.
Sembra il caso della genealogia Redaelli allo studio che, alla metà del Cinquecento, appare già radicato a Gerno di Lesmo tra gli altri con Domenico insieme ai figli Michel e Francesco, il cui cognome è ancora fluido: Ridael, Ridello o semplicemente da Ello; quest’ultima dicitura cessata dal 1580. L’insistenza con cui si menziona la genealogia Redaelli lascia socchiusa l’ipotesi di un flusso migratorio: genti diverse che, legate ai Regibus da Ello, abbiano raggiunto insieme queste terre. Alcuni soprannomi restituiscono il tessuto di un cognome tanto frequente da cercare anzi nomignoli distintivi, come Brunoldo o Corozana. Specie il secondo risuona in numerose registrazione, salvo diradare alla compilazione ormai definita della dicitura parrocchiale Redaelli, cui si alterna quella Redaelli solo tra 1706 e 1769.
Eccettuato il soggiorno al Maciocco di Camparada, concluso nel 1684, la genealogia Redaelli insiste secolarmente su Gerno di Lesmo; trovando però mogli perlopiù fuori dalla località. Nel Settecento, la famiglia incrocia all’altare tre volte i Sala di Canonica Lambro, istituendo con loro una più robusta frequentazione. La professione di contadino trova varianti dall’Ottocento (tagliapietre, tintore) in una rincorsa economica maturata poi da Alessandro Redaelli che da barista rileva col 1941 un’attività «in confezione di borse da spesa, di pelle a pezzi» (Camera di Commercio, Archivio Ditte, Fascicolo 292858). Per errata trascrizione, solo sue padre Ambrogio ebbe in sorte la variante Radaelli del cognome più pronunciato di Brianza.
4 Responses
Vincenzo Carlo Sala
Grande Cristian! Guida ormai sicura nella risalita nel fiume apparentemente calmo, ma buio e insidioso del tempo. Cosa mi dici dei “miei” Radaelli, schietta gente sud-brianzola tracciata a Masate, ma verosimilmente piu’ antica in Ornago? Mia quartavola, Domenica Radaelli, moglie del vapriese Luigi Brambilla, moriva in Vaprio nel 1840. Era pero’ oriunda di Masate, dove nasceva nel 1755 da Stefano Radaello e da Giuseppa Colombo (quanti Colombi volavano allora sulle nostre belle campagne appena misurate dall’Agrimensore asburgico!). Stefano, aveva visto la luce a Masate nel 1714 “à tredici di settembre” da Pietro Radaello e da Francesca Dozio: e da vari indizi io credo nonno Pietro oriundo di Ornago, e nonna Francesca una Dozio di Bellusco. Infatti, alcuni tra i Radaelli che spuntano improvvisamente a Masate ai primi di un ‘700 non ancora troppo ilLuminato, dichiarano proprio di provenire da Ornago… dove i Lumi, un po’ piu’ tardi, provvederanno ad accenderli certi Verri… Beh, se hai maggiori notizie, illuminami sui Radaelli ornaghesi. Che secondo me gratta gratta, tanto ornaghesi non dovevano essere…
Un caro saluto dal tuo
Vincenzo Sala
Cristian Bonomi
Ciao Vincenzo! Lieto di ritrovarti, compare in ricerche lungo il fiume e lungo il tempo, che è un altro fiume ancora. Ho io pure genealogici appunti circa una famiglia Radaelli, insistente sulla zona: non sfondano oltre il 1730 ma vedo di riordinarli per sincerare l’eventuale incrocio con la tua. A presto, c.
Vincenzo Carlo Sala
In attesa del riordino dei tuoi appunti radaelliani, devo fare una errata corrige: Domenica Radaelli da Masate era mia quintavola, non quartavola. La nonna quattro volte era sua figlia, la vapriese Anna Maria Brambilla, figlia del vapriese Luigi, sposa di Giovanni Antonio Riva (parimenti mio nonno quattro volte!) Il penultimo giorno di dicembre del 1820. A noi storici e’ cara amica la precisione, che i non addetti ai lavori sovente dalle loro incolpevoli lontananze scambiano per pedanteria… Ma come tu sai benissimo in storia le parole sono cose e l’errore piu’ piccolo puo’ spostare molto!
A presto,
Vincenzo
Cristian Bonomi
Come promesso, ho riordinato in articolo l’albero genealogico dei Radaelli, indagato tempo fa. Un saluto! c.