Seminata dal vento, già nel XIX secolo, la pianta sulla torre di Trezzo viene ricollocata la prima volta dopo l’uragano del 1937 a opera del poeta avvocato Luigi Medici, che scioglie versi dialettali sulla nuova fronda.
«Castellana rustega ma fina». Così Luigi Medici, poeta avvocato, lusinga nel 1937 la pianta sulla torre trezzese interrata dopo che un uragano l’aveva divelta. Già sul tardo Ottocento l’essenza radica in vetta al mastio, seminata dal «vent de marz» sull’angolo Nord-Est. Nel tempo, le spunta accanto persino un secondo alberello. La tempesta schianta entrambi nell’agosto 1937, incoraggiando Medici alla nuova piantumazione consentita da Anna Fontana, proprietaria del maniero per dono di Carlo Orsi.
Mentre il prevosto don Basilio Grazioli benedice la pianta sulla torre, il 16 ottobre successivo, Medici le incapsula una poesia dialettale alle radici. Forse i fuochi d’artificio esplosi da lassù rovinano in seguito la fronda, che viene ripiantata sul lato occidentale: un verde accento tanto caro ai Trezzesi che persino lo stendardo della calcistica «Tritium» lo riporta. «E ghe fann an’mò la riverènza – rima Medici – tott i montagn incoronaa de stèll»; alla torre con l’albero, si inchinano i monti coronati di stelle.
16 ottobre 1937, torna la pianta sulla torre. Da sinistra nella foto, scattata dal dott. Alessandro Bassi: cav. Luigi Ceresoli, Giacomo Villa (di cui ringrazio la figlia Mariuccia per i personaggi riconosciuti), contessa Antonietta Barbavara Bassi, donna Costanza Bassi, capomastro Emilio Colombo «Cantun», prof. avv. Luigi Medici (ritratto anche nell’altro scatto), signorina Tolla, don Basilio Grazioli, capomastro Raimondo Tolla, Fabrizio Bassi. Ringrazio l’ing. Lorenzo Bassi per tutte le foto, estratta dall’Archivio storico del suo casato.
Dal Notiziario trimestrale “La Città di Trezzo sull’Adda”, n. 4, dicembre 2016
5 Responses
laura bassi
grazie di cuore….mio papa’ non ha quasi mai parlato della sua vita a Trezzo e queste notizie mi riempiono di orgoglio e di tanta nostalgia. Rivedere la mia zia Tota e il mio papa’ giovinetto con la sua faccia sbarazzina….assomiglia tantissimo a mio figlio Riccardo anche lui agronomo! Mi piacerebbe tanto incontrarLa per parlare, conoscere e farmi conoscere. Grazie di tutto quello che fa e che ha fatto in nostro nome.
Laura
Cristian Bonomi
Grazie a lei, Laura, per il condiviso ricordo. Se combina per una gita a Trezzo, è buona occasione di conoscerci; diversamente, consideri che sono spesso a Milano per archivi. Intanto, con rinnovata stima, c.
Alberto Salvetti
Buongiorno, io ho riconosciuto nella fotografia mia mamma Maura Tolla, ai tempi “signorina” essendo classa 1928, e suo padre Sigismondo Tolla (non Raimondo) cioè mio nonno. Mia mamma racconta sempre della sua infanzia a Trezzo e a Crespi e vedere queste foto la renderanno felicissima. Durante il periodo di guerra si trasferì a Bergamo dove risiede ancora oggi. Grazie per le vostre testimonianze, l’impegno e i documenti che pubblicate. Alberto Salvetti
Cristian Bonomi
Buonasera Alberto. Grazie a lei del bel riscontro: spesso i ricordi domestici possono più della pubblica memoria. Correggo subito Raimondo in Sigismondo. L’ho recentemente citato anche per l’edificazione del teatrino parrocchiale, oggi oratorio “San Luigi”, a Concesa di Trezzo sull’Adda. Al 1808 risale invece una perizia sul riordino delle rive che, dalla Valverde scendevano al traghetto del borgo lungo il fiume: il documento resta a firma di Giovanni Battista Tolla da Basiano, che credo capostipite del casato. Resta un’ipotesi di lavoro interessante per una dinastia di capomastri. Ogni bene, Cristian Bonomi
Alberto Salvetti
Buonasera Cristian, io ricordo poco dell’attività di mio nonno Sigismondo: è mancato nel 1973 quando avevo 6 anni. I miei fratelli maggiori, oltre che mia madre stessa, ricordano di moltissimi lavori svolti dall’impresa di costruzioni dei F.lli Tolla. Oltre alle numerose realizzazioni a Trezzo, Crespi e Concesa lavorarono anche nella costruzione di grandi opere: la stazione di Milano Lambrate e la diga del Tarvisio sono sicuramente quelle più famose che in più occasioni ho sentito nominare. Cordiali saluti Alberto Salvetti