31 ottobre e 7 novembre 2015. Presentazione del fondo di corrispondenze intrattenute da donna Margherita Bassi, patronessa del “Comitato di Preparazione Civile”, con i Trezzesi partiti in divisa per il fronte della Grande Guerra. Anzi, “la fronte” come diceva la nobildonna.
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Madri che dicono “Patria” e padri che considerano l’Italia come propria madre. Presso l’auditorium comunale di Trezzo (Via Dante) alle 10.00 di domani, 31 ottobre, presenterò insieme a Lorenzo Bassi e Magda Bettini un lavoro sulla corrispondenza intrattenuta da donna Margherita Bassi coi Trezzesi al fronte della Grande Guerra. Incerte calligrafie e certezze di vittoria.
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Abbiamo incrociato lo studio dei postali con le memorie militari della Prima Guerra Mondiale conservate presso gli archivi di Comune e ANCR (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci). Alla presentazione seguirà l’inaugurata mostra sui cimeli del conflitto, il dettaglio dei materiali pubblicati sul Portale di Storia Locale e la possibile iscrizione al laboratorio che terrò sabato 7 alle 16.00, presso la stessa sede.
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Scarica qui il programma.
L’11 ottobre 1915 scrive Bartolomeo, poi caduto in combattimento nella Grande Guerra: «Noi siamo qui come leoni feriti, aspettando con grande ansia l’ora decisiva del grande comando, onde dare l’assalto e sterminare per sempre l’indegno ed inumano nostro acerrimo nemico. Ci sorridono al nostro sguardo le nostre cittadine fraterne, gloriose e festanti: attendono l’essere finalmente da noi liberate e consegnate sotto il manto materno. Speriamo che presto venga l’ora decisiva onde far valere il risorto sangue dei padri nostri ed atterrare per sempre l’aquila vigliacca ed incivile austriaca tedesca».
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«Non me la credevo così. Ho sempre pazientato ma è già un po’ di giorni che mi auguro la malattia di mia moglie e morire in vece sua.. perché oggi, Sig.ra Bassi, mi son sempre fatto coraggio; ma si vede proprio che questa guerra non finisce mai, e non ho mai detto a nessuno quello che si soffre ma si soffre tanto.. Speriamo che qualche buona stella abbia a proteggere me e i miei figli, che è più quello che mi tormenta: sempre domandano del loro papà. Anzi, ce n’è uno, cui mio cognato ha regalato la bicicletta, e vuole venire a trovare il papà Mario in bicicletta: quanta innocenza in mezzo a sì tanta violenza!» (Mario, 30 settembre 1916).
![«Non me la credevo così. Ho sempre pazientato ma è già un po’ di giorni che mi auguro la malattia di mia moglie e morire in vece sua.. perché oggi, Sig.ra Bassi, mi son sempre fatto coraggio; ma si vede proprio che questa guerra non finisce mai, e non ho mai detto a nessuno quello che si soffre ma si soffre tanto.. Speriamo che qualche buona stella abbia a proteggere me e i miei figli, che è più quello che mi tormenta: sempre domandano del loro papà. Anzi, ce n’è uno, cui mio cognato ha regalato la bicicletta, e vuole venire a trovare il papà Mario in bicicletta: quanta innocenza in mezzo a sì tanta violenza!» (Mario, 30 settembre 1916). «Alzo la mia misera mente al Dio degli eserciti, sperando rassegnazione o coraggio» (Emilio, 6 dicembre 1916). «Le dico proprio cosa mi sento nel mio cuore, che non ho mai avuto il coraggio che ho ora. Speriamo che quest’anno termini con la Vittoria Italiana; e allora innalzeremo le bandiere e grideremo “Viva l’Italia, viva l’esercito!” e con questi gridi tutti ci uniremo, come fratelli, e torneremo ancora alle nostre case, vicino alle nostre spose e figli, contenti e soddisfatti di aver fatto il nostro dovere» (Giovanni, 19 febbraio 1918).](https://i1.wp.com/ioprimadime.com/wp-content/uploads/2015/10/29-e1446242832782-300x217.jpg?resize=550%2C397)
«Alzo la mia misera mente al Dio degli eserciti, sperando rassegnazione o coraggio» (Emilio, 6 dicembre 1916). «Le dico proprio cosa mi sento nel mio cuore, che non ho mai avuto il coraggio che ho ora. Speriamo che quest’anno termini con la Vittoria Italiana; e allora innalzeremo le bandiere e grideremo “Viva l’Italia, viva l’esercito!” e con questi gridi tutti ci uniremo, come fratelli, e torneremo ancora alle nostre case, vicino alle nostre spose e figli, contenti e soddisfatti di aver fatto il nostro dovere» (Giovanni, 19 febbraio 1918).
![«Non me la credevo così. Ho sempre pazientato ma è già un po’ di giorni che mi auguro la malattia di mia moglie e morire in vece sua.. perché oggi, Sig.ra Bassi, mi son sempre fatto coraggio; ma si vede proprio che questa guerra non finisce mai, e non ho mai detto a nessuno quello che si soffre ma si soffre tanto.. Speriamo che qualche buona stella abbia a proteggere me e i miei figli, che è più quello che mi tormenta: sempre domandano del loro papà. Anzi, ce n’è uno, cui mio cognato ha regalato la bicicletta, e vuole venire a trovare il papà Mario in bicicletta: quanta innocenza in mezzo a sì tanta violenza!» (Mario, 30 settembre 1916). «Alzo la mia misera mente al Dio degli eserciti, sperando rassegnazione o coraggio» (Emilio, 6 dicembre 1916). «Le dico proprio cosa mi sento nel mio cuore, che non ho mai avuto il coraggio che ho ora. Speriamo che quest’anno termini con la Vittoria Italiana; e allora innalzeremo le bandiere e grideremo “Viva l’Italia, viva l’esercito!” e con questi gridi tutti ci uniremo, come fratelli, e torneremo ancora alle nostre case, vicino alle nostre spose e figli, contenti e soddisfatti di aver fatto il nostro dovere» (Giovanni, 19 febbraio 1918).](https://i1.wp.com/ioprimadime.com/wp-content/uploads/2015/10/Cartolina-in-franchigia-da-Fondo-Bassi-300x185.jpg?resize=550%2C339)
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