Crespi d’Adda e Sesto San Giovanni, villaggi operai “fratelli” negli scatti di Alessandro Roncaglione e Giovanni Tamanza

Già noto per l’indagine fotografica lungo l’Adda, edita con Selfself sotto il titolo di Oltre il fiume (2024), Alessandro Roncaglione riapre l’obbiettivo insieme a Giovanni Tamanza sui villaggi operai di Crespi d’Adda e Sesto San Giovanni. Un dittico di archeologia industriale che, negli scatti dei due fotografi, rivela singolari somiglianze di famiglia tra le atmosfere urbanistiche dell’uno e dell’altro luogo. La prefazione di Luca Campigotto e la postfazione a firma dello scrivente stanno di guardia ai due estremi di Passato Prossimo, esplorazione fotografica nel tempo e nello spazio dell’abitare industriale. Con il contributo dell’Associazione Crespi d’Adda, l’opera è stata presentata il 29 novembre 2025 presso l’Unesco Visitor Centre di quel villaggio operaio nell’ambito del Festival della Letteratura del Lavoro. Per informazioni e acquisto del volume fotografico Passato Prossimo, tirato nell’edizione limitata e firmata di 100 copie, il contatto di riferimento è: aleroncaglione@gmail.com. Seguono alcuni stralci dalla postfazione.

«Due città sul fiume, due terre disegnate dall’acqua: il villaggio Crespi presso l’Adda e Sesto San Giovanni presso il Lambro. Quale miglior figura che il fiume, dunque, per capire lo scorrere del tempo? Ci porta a riva tesori e insieme miserie, resti. Basta dire «Mi ricordo», e risaliamo il fiume mentre scendiamo con la sua corrente, risaliamo il passato mentre anche noi stiamo passando. Ogni ricordo è un resto raccolto sulla riva: tocca a noi immortalarlo o mortificarlo, custodirlo o distruggerlo?» […]

«Al bivio tra immortalare o mortificare i resti, Alessandro e Giovanni scelgono una via terza e più sovversiva. Le loro fotografie interpretano l’architettura come luogo d’incubazione, dove sta per accadere qualcosa o qualcosa è appena accaduto. Contro la dittatura del presente, testimoniano così che ieri le cose stavano in modo diverso da come stanno oggi, e questo significa che domani cambieranno di nuovo, per iniziativa di nessun altro se non noi. Il villaggio Crespi non è solo la bella addormentata, che aspetta il bacio dei turisti; Sesto non è solo il rumore sospeso delle fabbriche. Qualcosa di questo rumore c’è anche a Crespi e qualcosa di quella fiaba c’è anche a Sesto. Fotografàti in dittico, i due poli fanno tensione e riaprono al futuro la lettura dei rispettivi spazi: Crespi sarà anche luogo di lavoro, Sesto sarà anche luogo di turismo?» […]

«In posizione laterale ma non periferica, come il cuore nel petto, entrambe le città hanno un archivio che fa memoria dell’industria italiana a cavaliere tra Otto e Novecento: al villaggio in via Manzoni l’ASCAL, Archivio Storico Crespi d’Adda Legler – Giovanni Rinaldi; in piazzale La Marmora a Sesto la Fondazione ISEC, Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea. Foto, registri, cimeli e documenti: interpretare, far danzare quei resti è il senso più radicale del verbo «ri-cordare» che, dal Latino, significa far battere di nuovo il cuore. A questo ritmo, nel petto della città, il passato è un levare in attesa di battito: quello che c’era ieri e oggi non c’è più fa spazio a quello che ci sarà domani e oggi non c’è ancora. Nelle fotografie di Alessandro e Giovanni si avverte questa soglia tra ombra e luce, non c’è più e non c’è ancora».

«Come può stare in uno scatto la simultanea presenza dell’ombra e della luce, passato che si assenta e futuro che si annuncia? Conservato a Città di Castello presso l’ex-seccatoio del tabacco, Il nero e l’oro (1992-1993) è l’ultimo ciclo di opere eseguite da Alberto Burri, impiegando solo quei colori. L’oro delle tigri (1972) è invece una raccolta poetica di Jorge Luis Borges che, ormai cieco, distingueva solo strisce di luce dorata nel buio. Come il poeta, così il pittore “vede la tigre”, comprende la simultaneità del nero e dell’oro: ombra e luce, non c’è più e non c’è ancora. Anche ogni istante, fotografato da Alessandro e Giovanni, gioca con la fine: tocca terra ed è già volato via, ha in sé un venire alla luce e insieme il suo venir meno» […]

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