Centrale Taccani, il libro: “Fabbrica di Luce”

In un volume fotografico, “Fabbrica di Luce”, la secolare vicenda della centrale idroelettrica “Alessandro Taccani” di Trezzo sull’Adda: presidio ancora efficiente sotto le insegne Enel.
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Dopo un anno chinato sulle carte d’archivio, soppeso con orgogliosa mano il volume «Fabbrica di Luce», dedicato all’idroelettrica “Taccani” di Trezzo sull’Adda: a corredo le foto storiche della Raccolta Rino Tinelli, dosate magistralmente dalla regia grafica di Mario Donadoni.

Chi volesse l’opera sui propri scaffali, può acquistarla on-line direttamente qui.

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La centrale (Archivio Enel)

Il libro «Fabbrica di Luce» racconta in tre atti l’impresa elettrizzante di Trezzo sull’Adda. Su questa riva la centrale idroelettrica «Alessandro Taccani» resta l’estremo, innamorato, insonne capolavoro di Cristoforo Benigno Crespi. Pioniere dell’industria cotoniera, affronta quindici anni di oscure burocrazie e chiarimenti tecnici prima di inaugurare il presidio nel 1906. Un uomo che parlava con semplicità ai rispettabili e con rispetto ai semplici, convincendo marinai e lavandaie, Comuni e privati imprenditori all’avventura dell’idroelettricità.

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Cristoforo Benigno Crespi, il fondatore (Ascal)

Cristoforo Benigno Crespi volle la moderna centrale «Taccani» (già «Benigno Crespi») all’ombra antica del castello visconteo, ricalcandone le forme in dosata armonia. Strinse la mano agli ingegneri dal calcolo più sottile: Pietro Brunati, Cesare Saldini, Guido Semenza, Adolfo Covi e Alessandro Taccani, risolvendo quest’ultimo a tralasciare una carriera nell’industria saccarifera per tenere regia sul cantiere idroelettrico. Volle al proprio tavolo anche Gaetano Moretti, per vestire quella perfetta ingegneria con architettonica perfezione. Cristoforo giocò la più lunga partita a scacchi con gli imprenditori Rolla e le altre aziende del dintorno, per articolare al meglio la sua concezione idraulica. Acquistò il castello di Trezzo, qui ponendo due uomini armati di revolver, per tutelarsi da altre iniziative idroelettriche sull’ansa fluviale.

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Oltre un secolo fa: ferve il cantiere dell’idroelettrica Trezzese (Raccolta Rino Tinelli)

La guerra per l’acqua, l’oro azzurro del decollo industriale lombardo; i morti sul cantiere, caduti per innalzare la centrale idroelettrica «Alessandro Taccani»; i bombardamenti che la cercarono nel mirino, durante i due conflitti mondiali; la tradizione della modernità; i termogeneratori dalla Germania, le pompe idrauliche da Torino, i manovali dalla Valsassina, il carbone scozzese; la gloria e la polvere nel volume «Fabbrica di Luce – la centrale idroelettrica “Alessandro Taccani” di Trezzo sull’Adda». Un’epopea i cui protagonisti parlano sempre coniugando i verbi al futuro, nella certa fiducia che il domani è luminoso. Una lezione posturale per rialzare lo sguardo da terra. Si facciano avanti i trasvolatori, gli ispirati come Cristoforo Benigno Crespi. Torniamo a costruire modernità col gesto antico di chi coniugò efficienza e bellezza.

5 Responses

  1. Diana Taccani Stella

    Grazie per tutta l’informazione dello zio di mio padre. Diana Taccani

    • Cristian Bonomi

      Buonasera. Sono molto lieto di leggerla. Ebbi anni fa l’occasione di guidare in visita alla centrale “Taccani” un nipote omonimo, dall’Argentina mi pare. Capitasse in visita a Trezzo, mi faccia cenno. Ha memorie domestiche, fotografie o racconti sul prozio ingegnere? Potremmo arricchirne il copione degli accompagnamenti guidati in centrale. Con viva gratitudine, c.

  2. Diana Taccani

    Sarei felice di leggere il libro “La fabbrica di luce”. Dove lo trovo? Mio padre, Ing. Giorgio Taccani è venuto in Uruguay del 48, dovrei guardare in una biblioteca dove ci sono fotografie della famiglia. Andrò l’anno prossimo in Italia, sicuro a Trezzo dove ono stata tanti anni fa. I miei parenti Stella, da parte di mia madre sono venuti dal Cantone Ticino, vorrei percorrere tutta la zona. Grazie per la subita risposta. Diana

  3. Marco Taccani

    Purtroppo le foto non le ho trovate. Pero al mio ritorno in Italia ho qualche speranza.
    Saluti Marco Taccani

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