Carlo Boniforti, due volte compositore alla Scala

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Professore al conservatorio di Milano, organista in duomo e compositore per la Scala: da Arona a Trezzo, la biografia del maestro Carlo Boniforti

Il cav. Carlo Boniforti, professore di Armonia, Contrappunto e Fuga al Regio Conservatorio milanese dal 1852, era compositore acclamato alla Scala e organista persino in Duomo. Moriva a Trezzo sull’Adda (Mi) il 10 ottobre 1879 (8.00) al civico 1 di contrada delle Mosche (oggi via Antonio da Trezzo) poco lontano dal fiume «dov’era venuto per ristabilirsi in salute».

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Archivio Parrocchiale, Trezzo, Atto di Morte Boniforti

Così spiega la registrazione del funerale solenne, celebrato già l’indomani per 850 Lire. Seguiva il feretro la vedova Virginia Bussi coi figli: l’avvocato Antonio (1853) che, del nonno materno, aveva il nome oltre alla professione; e Giuseppina Velleda (1856)[1]. Il padre musicista la battezzò così ricordando gli applausi alla Scala per la «Velleda» (1847), il melodramma tragico in tre atti che compose su libretto di Gaetano Rossi (qui il libretto). Ne è protagonista la sacerdotessa germanica che, nel 69 d.C., muove la rivolta bactava contro i Romani; tema d’ispirazione per le Cinque Giornate milanesi. Patriotticamente, il maestro mise sul pentagramma anche il cantico «Milano Liberata» di Tommaso Grossi, nel 1848. Quell’anno a Carnevale «Giovanna di Fiandra» s’intitolava il successo scaligero che Boniforti propose su libretto di Francesco Maria Piave, firma tra l’altro su dieci opere musicate dal maestro Giuseppe Verdi. Calcò da protagonista ambo le scene l’osannata soprano Eugenia Tadolini-Savorani.

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Eugenia Tadolini-Savorani

Per votarsi alle due composizioni teatrali, Carlo rimise nel 1844 l’incarico di primo organista del Duomo milanese, vivendo sullo stipendio di Maestro di Cappella alla Corte austriaca; titoli, entrambe, in cui era succeduto già nel 1841 al suo maestro milanese: Ferdinando Bonazzi[2]. Non escludiamo che alle esequie trezzesi presenziassero ammiratori, allievi, colleghi conosciuti già allora. Boniforti collaudò organi celebri come quelli del Fatebenefratelli (1853) e di San Siro (1861), scrisse musica sacra tra cui un «Pater Noster» in stile classico premiato all’Istituto Musicale di Firenze (1869). Per tacere della Sinfonia che, eseguita al Teatro Argentina, gli valse la nomina a membro onorario dell’Accademia di Santa Cecilia in Roma.

Dalle portinerie al palcoscenico, Carlo Boniforti maestro

Eppure, Carlo Boniforti si era chinato umilmente sui primi spartiti negli androni milanesi dove papà Giacomo (1785-1866) era sarto e portinaio con mamma Rosa Repossi. Nacque ad Arona il 25 settembre 1818 ma lo portarono bimbo a Missori, vicino la chiesa di San Giovanni in Conca con Bernabò Visconti a cavallo del suo monumento funebre.

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1905 – San Giovanni in Conca (Milano)

Appresso al padre, si trasferì in casa Battaglia su corso di Porta Romana: poi al ponte di san Celso sul naviglio; e in almeno altri cinque domicili prima di stabilirsi al 26 di corso Monforte, non lontano dal Conservatorio dove insegnava. Da qui raggiunse, forse sul neo-inaugurato «Gamba de Legn», la villeggiatura trezzese; e quella partenza era un addio. Alla morte, Carlo lasciava in eredità una rendita obbligazionaria di 3300 Lire annue, 200 sonanti e 1900 Lire in arredi; nessun immobile. I figli saldarono il conto a sarto, ombrellaio, vinaio e padrone di casa. Inviarono 100 Lire a Clemente Villa, dottore trezzese, «per le visite mediche nell’ultima malattia»; 80 alla farmacia meneghina «Zambelletti» di piazza san Carlo «per la spedizione di medicinali» a Trezzo, dove saldare quanto per il funerale[3]. Ma i Boniforti non versarono cifra per il soggiorno in via Antonio da Trezzo (allora delle Mosche), presso la casa d’affitto (mappale 1040) già settecentesca proprietà Cavenago superstite all’angolo con via de’ Magri.

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1879 – Boniforti Carlo fu Giacomo, Morte (Archivio Storico, Comune di Trezzo sull’Adda)

Mentre in Trezzo il maestro era gradito ospite, poco distante, al civico 7 di piazza Comunale (attorno San Rocco) nasceva il baritono Francesco Luigi Cigada (Trezzo, 3 ottobre 1878 – 6 agosto 1966, Caprino Bergamasco): figlio di Camilla Chiapella e Paolo, segretario comunale. Il cantante fu applaudito in cinquantasei opere, per tacere delle incisioni su vinile, finché la militanza lungo la Grande Guerra non gli scheggiò la voce: si ritirò nel 1926.

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[1] Cfr. Archivio Storico Civico di Milano, RGP, vol. 4 (1811) e 8 (1835) per le note genealogiche. Giacomo Boniforti nacque ad Arona da Carlo e Lucia Lanzetti. Oltre al compositore, inizialmente censito come «Cantante», il padre generò Lucia (1824 – «Esposta nel Spedale di Santa Caterina») e Angela (1812-1835).

[2] Cfr. Giovanni Masutto, Maestri di Musica Italiani del secolo XIX, Venezia 1884.

[3] Cfr. Archivio di Stato di Milano, Ufficio del registro successioni di Milano, cartella 90. Compila l’atto l’erede avv. Antonio Boniforti, marito di Ginevra Torlaini al civico 5 di corso Venezia. Abbiamo notizie del compilatore ancora nel 1912, quando pubblica a Milano con Ugo Marcora una difesa di don Cesare Tragella.

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