Preghiere di bronzo nel cielo di Concesa (frazione trezzese) In cima a 84 gradini di beola bianca, sulla torre campanaria della frazione (32,4 metri), 8 squille scandiscono in La Bemolle il tempo ai Concesini.
Cresciuto tra il marzo e il dicembre 1924, il campanile è il picciolo di Concesa. Ha uno zoccolo di ceppo, né gentile né rustico; e una croce in cima, battuta dal fabbro Claudio Gerosa per 350 Lire. Porta 1 tonnellata e 485 kg di bronzo. Tanto pesano le otto campane del concerto in La Bemolle fuso a Seregno dai fratelli Ottolina e restaurato nel 2010.
In occasione del restauro, i Concesini hanno potuto vedere cosa finora avevano solo sentito: il rilucente bronzo in cima ai 32,4 metri della loro torre. Presso la AEI di Luigi Perego, presso Pozzuolo Martesana (Mi), le campane calate sono state pulite, rinnovando ai batacchi le cinghie in cuoio, che a Concesa chiamano «curàm». Un maestro ne ha esaminato l’intonazione. Anziché su due, le squille sono state ridisposte su tre livelli così che non scampanassero più fuori dalla cella, consentendo di posare le reti anti-piccione agli archi della cella campanaria. L’architetto Antonio Ravasio ha diretto l’intervento insieme a Christian Merlo, ingegnere melzese.
Di Concesa a prima campana (430 kg) è votata a Maria Assunta «Deipara» (madre di Dio), a Santa Teresa d’Avila quella vicino (310 kg). Una rintocca le ore, le agonie l’altra. Proprio per i defunti è la dedica della terza (215 kg) mentre la campana successiva (180 kg) cinge di fiori Ambrogio e Carlo Borromeo, santi milanesi.Venne rifusa nel 1967 per una crepa. «Defendete nos in proelio» è l’invocazione del quinto bronzo agli angeli custodi: «difendeteci nelle battaglie».
Le orazioni a San Michele, che compare sulla campana, intendono «difficoltà» per «battaglia»: ma ascoltandola pensavano alla Grande Guerra i Concesini, che dedicarono il sesto bronzo (94 Kg) ai martiri Nazzaro e Celso, compatroni della parrocchia di Concesa. Il settimo (66 kg) chiama «Beata» Teresa di Lisieux, che il papa dichiarò Santa solo cinque mesi dopo. A farlo fu Pio XI: il suo stemma campeggia sull’ultima squilla (55 kg), quella petrina, e abitano giusto a Trezzo alcuni suoi discendenti.
Tra il 1924 e il 1925 la parrocchia di Concesa vende i terreni del suo beneficio, perlopiù nella zona di Viale Lombardia. Lo fa per erigere in breve campanile, canonica e oratorio accanto alla nuova parrocchiale, che li aspetta dal 1911. Gli operai del cotonificio Crespi partecipano autotassandosi lo stipendio; i fedeli dell’Assunta lavorano persino gratis all’erigenda torre. Da quella vecchia, intanto, scandiscono le ore quattro campane rifuso nel 1838 coi soldi del lascito Magni: inizialmente istituito per le dote delle ragazze indigenti.
Il campanile nuovo è concluso nel dicembre 1924. Resta muto fino alla Pasqua successiva perché le malte si saldino: «secondo il vigente regolamento sulle torri» scrive Italo Mazza nel testo dedicato ai restauri della chiesa (1996). Da quattro, si pensa di aumentare le campane di Concesa a cinque salvo risolvere per l’attuale concerto di otto. La corda per suonarle venne dal «Linificio Canapificio Nazionale» di Cassano. Era lunga 125 metri.
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