Nel 2006 l’impresa proprietaria Schiavi S.p.A. intraprende a Lovere i restauri dell’ex-fabbrica Ferlendis. Dal panno scarlatto alle case dell’abate Piccinelli, riemerge così il volto storico dell’edificio, che rivolge lo sguardo al lago d’Iseo.
Sull’attuale via Guglielmo Marconi, Palazzo Ferledis sorge a Lovere (Bg) tra il lago d’Iseo e l’antica strada regia, oggi via Cesare Battisti. La Pace di Lodi, sancita nel 1454, garantisce le condizioni di quiete per l’espansione anagrafica ed economica dei territori bergamaschi annessi alla Terraferma veneziana. Lovere esce allora da se stessa per ampliare un borgo fuori dalle mura medievali ma al di qua della Valvendra, le cui acque animano nuove manifatture perlopiù laniere. Oltre quell’abitato, in località Marzia, anche i Ferlendis fondano entro il Cinquecento un ampio sito di residenza e lavorazione per il panno scarlatto: l’edificio di via Marconi esprime così il fervore economico di un’epoca, convertendosi poi a usi soprattutto abitativi. Capitano di Bergamo, il nobile veneziano Giovanni Da Lezze compila nel 1596 una Descrizione di Bergamo e suo territorio, che riferisce ben otto folle da panno a Lovere, dove «si fabricano intorno panni cinque cento che altro traffico non è». La pastorizia tradizionale, gli accordi di pace, l’incremento demografico, urbanistico e manifatturiero incrociano così le coordinate storiche perché Palazzo Ferlendis nasca sulla riva di Lovere in felice colloquio con il lago.
Ferlendis, “la casa sul lago del tempo”
Nel Settecento l’edificio è frazionato in diverse proprietà ma affaccia sul lago un unico orto di pertinenza, ghigliottinato dopo il 1828 dalla nuova strada costiera verso Breno ed Edolo. A quella data, l’odierna pompa di benzina all’incrocio delle vie Battisti e Marconi è prato in colle con alcuni gelsi, proprietà Zitti. L’attuale posteggio sul lungolago, sede del mercato settimanale, è invece orto con viti e gelsi delle sorelle Gerosa. Tra i due terreni, il sito ex-Ferlendis è allora articolato in più case d’affitto: le dette sorelle Gerosa tengono il mappale 396; Bortolotti, Tagliorini e Gallini si spartiscono i tre piani della particella 397; Evangelista Bortolotti, fratello del precedente, possiede infine i mappali 398 e 399. Una parte della dismessa fabbrica Ferlendis viene riferita come «ex chiodera»: luogo cioè un tempo riservato all’asciugatura dei panni prodotti.
Prefetto del Ginnasio comunale di Lovere, l’abate Domenico Piccinelli unifica e riordina l’intero sito. Oltre a prato e orto superstite, il sacerdote consegue infatti la proprietà delle particelle 396; 398 e 399, ricostruite senza variazioni nel 1833; 397 per i soli piani ultimo e terreno, escluso quello mediano. Il ruolo dell’abate nell’istruzione dei giovani loveresi ha forse suscitato l’ipotesi che palazzo Ferlendis venisse adattato a sede scolastica. Il catasto conferma tuttavia l’edificio lungamente residenziale con osteria, stallazzo al piano terra e fondachi (magazzini) presso gli attigui mappali 405 e 406. Piccinelli è figura di snodo per la vicenda catastale di Palazzo Ferlendis, devoluto dal sacerdote al Comune di Lovere nel 1853. Da altro venditore, il municipio acquista anche il piano intermedio della particella 397, ricomponendo finalmente l’integrità dell’antico edificio.
I cognomi proprietari: Piccinelli, Bonotti, Ventura, Angioletti
Lo storico Palazzo Ferlendis insiste su contrada Marzia, meglio nota come «Caserma» dalla metà dell’Ottocento, ma non viene mai ridotto a stazione militare. A quegli anni le colonne dell’edificio datano alcune incisioni per probabile mano di soldati, che bivacchino solo provvisoriamente nella zona. Proprietario unico del sito, il comune di Lovere lo cede a Carlo Bonotti il 6 ottobre 1869, compresi stallazzo e osteria al piano terreno. Costui intrattiene rapporti parentali con gli agiati Zitti di Lovere, da cui discende il garibaldino Giovanni Battista, e ha la robustezza economia per mantenere compatto l’acquisto. L’assetto convergente della proprietà consiglia anzi di aggregare catastalmente i mappali 396, 397 a/b/c, 398 e 399 nella particella unica 398 detenuta dai Bonotti fino al 1945.
Con donazione rogata il 1° novembre 1888, Carlo cede il bene e gli attigui magazzini (405 e 406) al figlio superstite Cristoforo detto Ferruccio, prima di morire sessantasettenne a Lovere in via della ceresa nel 1891. Tuttavia, l’erede spira a Trescore Balneario nella primavera dell’anno seguente, lasciando Palazzo Ferlendis ai propri cinque orfani. Sotto questa proprietà, la parte civile dell’edificio distribuisce 62 vani su quattro livelli; a quello terreno prospera lo stallazzo con osteria e in fregio alla strada si ricava una «costruzione statale per uso pesa pubblica». La continuità in cui i Bonotti mantengono l’ex-palazzo Ferlendis si interrompe solo il 1° marzo 1945, quando la famiglia cede casa civile su quattro piani, magazzini e pesa pubblica a Vincenzo Ventura. Costui torna dallo stesso notaio loverese Lisi il 22 maggio 1953 per rivendere a Bernardo Angioletti il luogo già deputato a pesa pubblica e il vasto capannone d’uso officina al piano terreno.
Già nel 1912 il modenese Antonio Adani (1888-1979) insedia un’officina meccanica sotto i portici Ferlendis. Impiegato all’Isotta Fraschini di Milano e meccanico a Pallanza, il giovane viene assunto come tecnico e autista dalla famiglia Ventura Gregorini, dinastia d’imprenditori siderurgici tra Lovere e Brescia. Nell’antico edificio, Adani intraprende la fabbricazione di biciclette marchiate «Sebino» e diventa rappresentante delle svizzera Moto-Rêve. Amplia l’attività coinvolgendo il socio Cottini, la cui iniziale segue la sua sopra le macchine A.C., assemblate meccanicamente presso l’officina di Palazzo Ferlendis.
Per un totale di almeno settanta autovetture, trenta delle quali rilevate dal Regio esercito italiano, il montaggio Adani ha caratteri di assoluta modernità. Il meccanico pioniere pone l’albero a camme in testa al veicolo e richiede pezzi fusi fin da Francia e Germania. Eclettico inventore, Antonio si cimenta inoltre nella pittura e organizza esplorazioni fino in Africa. Con l’imprenditore Andrea Ventura Gregorini, promuove e conduce un raid automobilistico da Lovere a San Pietroburgo per proporre felicemente una fornitura di ruote da treno all’ultimo zar Nicola II Romanov di Russia.
Fonti. Archivio di Stato di Bergamo, Catasto Napoleonico, Lovere, Trasporti Estimo, 60 e 61; Catasto Lombardo-Veneto, Lovere, Libri partitari, proprietà Piccinelli e Biancotti (partendo dal 904). Archivio di Stato di Milano, Catasto, 9683 e 9684 (Atti di formazione). Archivio fotografico Demetrio Oberti di Lovere. Circa Lovere: Alberto Bianchi e Francesco Macario, L’occhio della storia, La cittadina edizioni 2016; Giovanni da Lezze, Descrizione di Bergamo e suo territorio, c. 260v e c. 261v (Lucchetti, 1988); Roberto Ghilardi, Quando a Lovere costruivano le automobili in «Il Giornale di Bergamo-Oggi», 30 giugno 1987 in copia presso Raccolta Demetrio Oberti; SIRBeC, scheda ARL a cura di Luca Scaburri, 2007. Circa l’abate Domenico Piccinelli: Almanacco Imperiale Reale per le provincie del Lombardo Veneto, 1825 e ss.; Carlo Facchinetti, Bergamo o sia Notizie patrie…, Bergamo 1826.
Gratitudini. Marco Albertario, direttore dell’Accademia di Belle Arti Tadini di Lovere; Laura Businaro, Mauro Livraga, Marinetta Pacella ed Emilia Peduzzo dell’Archivio di Stato di Bergamo; l’Impesa Schiavi S.p.A; Demetrio Oberti di Lovere.
Per approfondire. Racconti storici circa la proprietà ex-Ferlendis, restauro dell’affresco rinvenuto in loco durante i restauri e galleria fotografica del palazzo a lavori compiuti; la proprietà Schiavi S.p.A. ha inoltre curato un video introduttivo al sito storico.
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