Bombardamenti sull’Adda il 21 febbraio 1916

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I bombardamenti sulla valle dell’Adda: provenendo dalla Bergamasca, a Paderno svolta in discesa sul fiume l’incursione aerea del 21 febbraio 1916; cerca la centrale idroelettrica “Taccani” (ex-Crespi) nel mirino, facendo due vittime civili. Malgrado i giornali non lo riportino, il presidio viene gravemente colpito senza però interrompere la produzione.
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Il promontorio della centrale Taccani (Foto Raccolta Rino Tinelli)

Ufficialmente, solo il 24 gennaio 1917 la centrale «Alessandro Taccani» (allora «Benigno Crespi») è creata ausiliaria dello stato per fornire elettricità alle produzioni in materiale bellico durante la Grande Guerra[1]. Ma alle 10.00 di lunedì 21 febbraio 1916 due Etrich Taube e un biplano austriaci già cercano nel mirino l’impianto, provenendo lungo l’Adda da Nord. «Briganti dell’aria» li chiama il Corriere, che riferisce con cautela dei bombardamenti.

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Un taube in volo

A Trezzo è giorno di mercato: molti intuiscono la croce nera sulla fusoliera bianca degli aerei in coppia pronti ai bombardamenti. L’incursione mira al bersaglio idroelettrico, difeso dalle anse fluviali. Di quasi trenta bombe sganciate su Trezzo[2], almeno una colpisce la centrale; due cadono ai ruderi del castello visconteo e la quarta sopra la cascina Ronchetto di via Appiani (oggi proprietà Bonfanti), alta sulla strada che scende al fiume.

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Il rustico di Cascina Ronchetto colpito su via Appiani, uccidendo due civili (Foto Archivio privato Bassi)

Nella corte contadina, la trentasettenne Ernesta Brasca stringe a sé la figlia Cornelia Barzaghi di quattro anni. I bombardamenti uccidono entrambe, abbattendo un rustico del cascinale. Le bombe feriscono altre quattro persone prima che l’aviazione italiana disperda quella austriaca[3].

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Il presidio militare di custodia alla centrale “Taccani”, istituito dopo i bombardamenti (Foto Raccolta Rino Tinelli)

Durante il conflitto, Eco di Bergamo e Corriere della Sera sono diffidati dal pubblicare dettagli utili al nemico. In rispetto alla censura, le due testate riferiscono dei bombardamenti senza nemmeno citare la centrale, che ne è obiettivo. Riscaldando il patriottismo, gli articoli dettagliano che la bomba coglie mamma Brasca mentre imbocca la piccola Cornelia. Beffano poi gli Austriaci per aver centrato i ruderi del castello trezzese, sulla cui storia l’Eco divaga. « Nelle case coloniche colpite, il danno è inferiore a 500 Lire. – minimizza infine il Corriere, non senza ironia – A Trezzo una mucca ebbe tagliata la coda».

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Ufficiali della guarnigione di stanza alla centrale, dopo l’incursione aerea (Foto Raccolta Rino Tinelli)

In verità, al solo impianto trezzese, i bombardamenti del 1916 sortiscono danni per 20.700 Lire: cifra che la società anonima «Benigno Crespi» chiederà in risarcimento statale il 12 aprile 1920[4]. Nella centralina termica le detonazioni infrangono alle finestre i «vetri tipo cattedrale», squarciando poi il tetto del corpo mediano, dove stanno i quadri di manovra; al presidio idroelettrico un alternatore resta fulminato.

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Elenco dei danni sofferti per l’incursione aerea a danno della centrale (Archivio Comunale, Moderno, Trezzo)

Schegge di ordigno si conficcano perdipiù in un trasformatore da 3500 KW, spegnendolo. All’indomani dei bombardamenti, che pure non compromette la produzione, si installa in centrale una linea telefonica «per corrispondere con le vedette in caso di nuove incursioni». Un contingente militare giunge da Milano a custodia dell’impianto, che solo poi si doterà di rifugi antiaerei. I soldati alloggiano probabilmente presso l’ex-collegio Mariani di via Molino, al confine tra Trezzo e la frazione Concesa.

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Elenco dei danni sofferti per l’incursione aerea a danno della centrale (Archivio Comunale, Moderno, Trezzo)

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On Monday 21 February 1916 at 10.00 am, one hundred years ago, two «etrich taube» were flying hight in the sky of Trezzo. German word «taube» means «dove». They were two bomber aircrafts instead, already used during the First World War. The goal of the enemy bombers was to hit the hydroelectric plant along Adda river and the bridge across the river. The plant supplied energy to the factories manufacturing weapons, uniforms and useful items to Italian soldiers. The enemy wanted also to hit the bridge to slow down the lines of comunication. Bombs goaled the plant but not the bridge. Some bombs fell on a farm instead, killing two people. However, the newspapers of that time didn’t report that the plant had been hit: this information would help the enemy and would discurage the morale of Italians indeed. The newspaper just reported that, during the bombing, the explosion cut off the tail of a cow.

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[1] Cesare Valentini, La società anonima «Benigno Crespi» per l’utilizzo delle forze idrauliche di Trezzo nel periodo di proprietà della famiglia Crespi (1904-1936), Università degli Studi di Bergamo 2002.

[2] Cfr. Raccolta Rino Tinelli, Cartolina ai coniugi Gerosa, datata 25 aprile 1916.

[3] Eco di Bergamo, 21 e 22 febbraio 1916.

[4] Archivio Comunale in Trezzo sull’Adda, Moderno – 86,8,4,1.

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Da “Fabbrica di Luce” (Bellavite, 2015)

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