Fotografi storici, dalla lastra al rullino

I tempi della lastra e del rullino, tradizioni e modernità tra Trezzo e Bellusco. I fotografi storici Ronchi e Fumagalli immortalano molte famiglie di pochi sorrisi; facce contadine, da moneta, scritte dal sole; ritratti sponsali, incorniciati per sempre sopra la testiera del letto.
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Anni Trenta, Composizione del fotografo Abdon Bertolini presso le scuole elementari di Trezzo (Raccolta Rino Tinelli)

I fotografi storici, quelli di quasi un secolo fa, entravano nelle case col passo riverito del parroco o del medico, cavavano l’occorrente e incorniciava nell’obiettivo molte famiglie di pochi sorrisi. L’«ingrandimént» era lo scatto ai novelli sposi inchiodato per sempre sopra il letto; per la «sumeansa», un ritratto singolo, il contadino posava invece rincasando dalla messa domenicale con le scarpe al posto degli zoccoli e il vestito buono.

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1927 – Trezzo, Colonia Elioterapica, Foto Bertolini (Raccolta Rino Tinelli)

Negli anni Trenta, a Trezzo, il rione dei fotografi storici era via Giovine Italia, dove affacciava studio Alessandro Chiarati (passato alla figlia Gina dal 1949 al 1953) e Abdon Bertolini fu Giuseppe (in paese almeno dal 1927 ai primi anni Sessanta). Questi, professionista milanese in via Sarpi 31, esercitava però nella succursale solo due giorni settimanali (Archivio Comunale Trezzo, Moderno, Censimento fascista delle attività commerciali).

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1924 – Foto nuziale di Mansueto Bonomi e Luigia Rosa Monzani

Si aggiunse in via Dante 60 l’insegna di Giovanni Fumagalli (1932-1981) che nel 1959 sposò la concesina Bianca Mariani, raddoppiando a Trezzo i servizi fotografici che già eseguiva nella natia Bellusco, al civico 8 di via Roma insieme a Natale Ronchi, pioniere tra i fotografi storici del territorio. All’angolo trezzese di via Dante con vicolo Chiuso («Stalùm»), l’album matrimoniale costava uno stipendio, quello funebre non sopravvisse oltre gli anni Settanta e il guadagno netto per uno sviluppo di pellicola comprava una Coca-Cola.

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Abdon Bertolini, foto trezzese della Leva 1873 (Raccolta Rino Tinelli)

Figlio a Bellusco del formaggiaio Carlo, Giovanni Fumagalli era fuochista sugli altiforni Falck salvo passare al controllo meccanico: aveva un’intelligenza con le mani, e afferrò d’istinto il suo primo rullino. Fervente autodidatta, assemblò artigianalmente accessori che solo poi l’industria fotografica propose assemblati. Del pittore Carnevale, vigentino a Trezzo, Giovanni riproduceva i quadri dosandoli in montaggio alle foto nuziali. Immortalò invece tra pipa e cappello l’amico artista Giuseppe Milanesi che di Trezzo gli aveva abbozzato ponte e castello, marchio Fumagalli fino agli anni Ottanta.

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Giuseppe Milanesi, primo logo dello studio fotografico Fumagalli di Trezzo

Verso il 1963 Giovanni traslocò il negozio da via Dante, proprietà Nava, su via Jacopo: là. sotto i portici del condominio «San Rocco», dove due anni dopo pagò 8mila Lire la venticinquesima linea telefonica tirata in paese. A quel numero risponde oggi il figlio Fabio Fumagalli, già tredicenne sul bancone accanto al padre. I due condividono l’attività di fotografi storici del paese, sortendo però anche clienti “forestieri”. Capitavano incarichi fin da Gromo se, annualmente, papà Giovanni macinava 80mila chilometri e cambiava auto per proseguire le trasferte fotografiche. Tra gli anni Settanta e Ottanta, stampavano fino a 6mila quotidiane fotografie. Sotto lente il ritocco con chirurgica mina assolveva i negativi da rughe e imperfezioni prima dello sviluppo su formati a bordo irregolare.

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Giovanni Fumagalli in studio con la moglie Bianca Mariani

Belluschese a Trezzo, Giovanni propose le prime consegne fotografiche entro l’ora. Dalla Svizzera provvedeva macchine Leica, Rolleiflex e Hasselblad con cui fotografare i volti più trezzesi: contadine che fumano pipa lungo l’Adda, quella che si schermisce dall’obiettivo, il pescatore Cornelio Zaccaria (Curunèll dal Biba), la “donna del segno” Teresa Sironi (Breca). Facce calligrafiche, assorte, da moneta. In negozio sporge ancora da cornice il vagabondo cui Giovanni offriva un boccone, incrociandolo sotto il ponte di Trezzo. Scelse l’accattonaggio, tralasciando la proprietà delle cave gestite dai figli a Massa Carrara. Fu ricco delle cose di cui poté fare a meno.

 (Da Ditte e Botteghe del Novecento a Trezzo, Comune di Trezzo, 2012)

Natale Ronchi tra i fotografi storici della Brianza
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1930 – Ronchi, Natale fu Pasquale, Concessione gabinetto fotografico in via Vaghi (Archivio Comune Bellusco, Moderno, Concessioni edilizie, 1930)

Dalla parrocchia di San Martino in Bellusco, gli invitati alle nozze accompagnavano in passeggiata i novelli sposi fino al civico 3 di via Costantino Vaghi. Qui, dal 1928, tra i fotografi storici della zona Natale Ronchi immortalava le coppie belluschesi appena unite in matrimonio. Il ritratto veniva altrimenti stampato in formato postcard, che offriva sul retro gli spazi per destinatario e affrancatura, come fosse una cartolina semplice. Ad arredare gli scatti di Ronchi sono una sedia alla Savonarola, dove stanno i neonati o gli anziani in posa; un mobile di snella altezza, su cui i giovani fotografati poggiano il gomito; un inginocchiatoio, per le devote foto della Prima Comunione.

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Bellusco, cartolina storica di via Umberto I

A tutte le età ritratte, era sfondo una quinta eseguita a pennello su robusta stoffa dal cugino Luigi Baccani, toscano sfollato in Lombardia. Natale commissiona all’artista un fondale ogni tre o quattro mesi, per variare il tenore delle fotografie. Impara a svilupparle da lastra di vetro grazie all’amico Valdemaro, che tiene studio a Monza su via Carlo Alberto. Nato a Cascina San Martino nel 1899 dal contadino Pasquale e da Giuditta Rovati, il fotografo Ronchi soffre una ferita sull’altopiano di Asiago durante la Grande Guerra, in cui suo fratello Spirito cade bersagliere.

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Foto di Cesare Ronchi composte in cartolina

Dal 1938, Natale apre breve attività a Ghedi (BS), dove cura i ritratti fotografici dei militari al vicino campo di aviazione; sviluppa inoltre fototessere a Cornate, anche se per un solo giorno a settimana. Nel 1946 Ronchi raddoppia a Brugherio lo studio fotografico di Bellusco, che trasferisce intanto da via Vaghi al civico 8 di via Roma, nel 1965. Oltre che a Giovanni Fumagalli, poi fotografo trezzese, Natale insegna ai figli Gianfranco (1927) e Cesare (1938) lo sviluppo da lastra di vetro, oltre a quello più moderno da pellicola. Nel ricordo del fratello Gianfranco, Cesare e Maria (1934) descrivono gli album di funerale, un tempo commissionati allo studio Ronchi che, per i Carabinieri, assolveva anche le foto di rilievo su eventuali luoghi del crimine.

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Foto di Cesare Ronchi composte in cartolina

Natale aveva mano felice nel ritocco a matita su lastra di vetro, per ammorbidire i volti contadini, scritti dalle rughe. Tra alti brindisi, Cesare immortalava invece matrimoni ma anche frequenti scatti d’occasione al Collegio Sant’Antonio in Busnago, presenti visitatori come il card. Giovanni Battista Montini o il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Esegue persino cartoline, sviluppate su richiesta dei tabaccai. Cesare Ronchi firma così alcune tra le prime vedute a colori di Bellusco, spedite da residenti o viaggiatori. Ottenuti i permessi dalla Prefettura, il fotografo mette in cartolina monumenti, strade o persino la neve del gennaio 1985 su Busnago e Bellusco. Dall’innevato servizio, raccolto in album, Cesare estrae gli scatti più ispirati per farne vedute postali.

(Da Saluti da Bellusco, Bellavite Editore, 2017)

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