Umberto Villa e Luciano Bassani, sindaci trezzesi

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Il sindaco Umberto Villa (Foto del fratello Guido Villa)

Il primo cittadino Umberto Villa (1912-1962) e il suo successore Luciano Bassani (1935-2018): quando «la politica è la forma più alta di carità».

Sindaco, sindaco, sindaco. Il cav. Umberto Villa lo fu per tre mandati tezzesi dal giugno 1951 al settembre 1962, quando rimise l’incarico per un intervento d’ulcera. Più che rassegnare le dimissioni, il 26 settembre, si rassegnò a darle con una lettera che parla di «coscienza»: il termine più ricorrente nei suoi discorsi. Con Andrea e i figli Stefano e Giovanni, la famiglia Villa era migrata da Brentana di Sulbiate a Trezzo sette generazioni prima, nel 1725. Umberto ne nacque in via de Magri il 10 settembre 1912, primogenito di Maria Morganti e Luigi Villa, carbonaio.

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La famiglia di Umberto Villa (a destra, in piedi – Foto Guido Villa)

Il biroccio di casa lo trainava un ex-cavallo da corsa che s’imbizzarrì vicino all’osteria «Svizzera», sbalzando mortalmente a terra papà Luigi. Era il maggio 1938. Umberto, che aveva congedato studi ginnasiali in un collegio della Val Brembana, indossò i pantaloni del padre con le tasche piene di conti. Gestì lui la rivendita e, al fratello Guido, pagò gli studi d’Ingegneria con le mani sporche di carbone. Se le lavava per sfogliare Tommaseo, Pellico, Montesquieu, Plutarco ma soprattutto la «Imitatio Christi». E’ il volume più consunto del suo scaffale insieme al taccuino dove annotava frasi spigolate alla lettura. La prima recita: «L’uomo non educato dal dolore rimane sempre bambino».

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Da sinistra, Umberto Villa, don Pietro Misani parroco, don Giuseppe Banfi coadiutore

Miles Christi, presidente dell’Azione Cattolica, confratello del Santissimo Sacramento e barelliere a Lourdes, Villa non fu un politico cattolico ma un cattolico prestato alla politica. Non aveva la tessera della DC, nelle cui liste si candidò solo perché a persuaderlo fu don Giuseppe Banfi, suo padre spirituale. Umberto disertava la guerra dei partiti. Anche a Trezzo la si combatteva coi ceffoni, assestati tempo prima persino al prevosto in processione. Villa invece chiedeva al Consiglio Comunale di votare «l’acquisto di un corsetto per la sig. Angelina, indigente e ammalata», litigava coi suoi Democristiani perché il Comune non comprasse terreni sottopagandoli ai contadini. Proponeva gite all’Amministrazione, salvo attardarsi nelle chiese sul cui sagrato gli altri ripetevano «Ma sa l’è dent a fà?». Fino alle 10.00 ascoltava quotidiana messa in San Rocco o dai Carmelitani concesini. Il Natale lo lasciava al capezzale degli ammalati; in Mombello magari, domandando di quell’internato.

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Umberto Villa alla scrivania di sindaco (Disegno da foto, Alfonso Goi)

Malgrado la robustezza, Umberto era insomma più anima che corpo e l’asimmetria convinse l’elettorato. Tre volte. Aveva modi ruvidi, tempestosa la fronte. Gli avversari lo chiamavano «Sindaco Buonpiero», alludendo al fantoccio del carnevale trezzese; spiegavano come appesantisse, bagnandolo, il carbone che vendeva a peso. Almeno finché, tra il 1953 e il 1961, Villa non annodò a Trezzo i metanodotti che gli fecero chiudere il negozio di legna e carbone. Anche gli avversari, allora, iniziarono a salutarlo cavandosi il cappello.

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Le esequie del sindaco Umberto Villa (Foto Rino Tinelli)

La sua gestione alternò immobilità a fervori. Sopra le prime tubature di gas, fogna e acqua, mise l’asfalto per la prima volta: e sopra l’asfalto la prima illuminazione elettrica, i primi quattro semafori (1954) e l’acquedotto «altissimo come un inno». Così, almeno, lo descrive un volantino DC. Il piano regolatore (1959-1965) mostrava la mitologica «ferrovia leggera sull’Adda» e la sfumata speranza di istallare l’IBM in paese. Il mandato Villa provvide anche le case popolari «Fanfani», la colonia «San Benedetto», in municipio l’originario nucleo della biblioteca comunale, il servizio pullman per gli scolari delle cascine. Ma l’eredità civica di Umberto, che spirò il 16 ottobre 1962, resta forse quella parola: «coscienza».

Dall’Informatore Comunale La Città di Trezzo sull’Adda – Notizie, 2011, I

Per approfondire: C. Bonomi, Cav. Umberto Villa, in “Quaderni Trezzesi”, 10, ottobre 2002, inserto.

Luciano Bassani, presidente e sindaco

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Luciano Bassani

31 gennaio 1935 – 22 giugno 2018. Tra le due date finite, l’infinito impegno di Luciano Bassani: padre e fratello amorevole; sindaco trezzese per sette anni. Nasce sul lato Nord del viale verso il cimitero, primo tra i quattro figli di Giovanna Brambilla e Giovanni Francesco «Basanèll», turbinista alla centrale «Alessandro Taccani». In ragione dell’impiego paterno, la famiglia si trasferisce nella palazzina Orobia di via Visconti, dove Luciano rincasa sulle rade licenze dagli studi. Qui conosce Marta, vicina di casa e futura moglie, cui impartisce lezioni di francese e latino. Già allievo della maestra Anna Vimercati Maj alle elementari trezzesi, Luciano perfeziona i propri studi a Celana (Bg). È già assistente in quel collegio, quando la scomparsa della madre e la mortale malattia del padre lo distolgono dai libri perché accudisca i tre fratelli: Carla, Mario e Romano. Quando costui perisce per una tragica fatalità, Luciano sostiene il terzo insostenibile lutto. Conosce il peggio ma si volge al meglio: nel 1959 sposa Marta e intraprende il più vario impegno civico: Presidente della Fondazione Opera Pia «San Benedetto», del Corpo Musicale Cittadino Parrocchiale e dell’asilo «Umberto Margherita»; membro del Comitato Antifascista Trezzese.

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Luciano Bassani, bimbo tra i genitori (Foto della sorella Carla)

Nella professione, Luciano passa dall’ufficio titoli a quello immobili presso la direzione centrale della Banca Commerciale Italiana in piazza della Scala; per lo stesso istituto, ricopre la carica di consigliere del Fondo Pensioni fino al congedo anticipato per curare al meglio i numerosi impegni civici. Entra nella DC Trezzese su invito di Mario Colombo che lo introduce alla politica locale: tiene in alta stima Umberto Villa, tre volte sindaco trezzese, alle cui dimissioni per malattia Luciano succede nel 1962. Il 30 dicembre 1964, il Consiglio Comunale gli conferma la dignità di primo cittadino sul quinquennio successivo con 15 voti favorevoli su 20. A quelli di facile plauso, la sua Amministrazione preferisce interventi di lunga efficacia: l’attuale rete fognaria di Trezzo e l’acquisto di villa Gardenghi, oggi sede della civica biblioteca. I figli Giovanni e Alessandra e la moglie Marta ricordano le assemblee che, ancora nella vecchiaia, animavano l’agenda di Luciano: un cristiano cui la politica e l’impegno sociale si offrirono come «forma più alta di carità».

Ringrazio le famiglie Bassani e Pozzi per le condivise memorie domestiche; Silvia Bonomi (Archivio Comunale di Trezzo) e Claudio Mazza (Opera Pia «San Benedetto») per il conforto alla ricerca.

Dall’Informatore Comunale La Città di Trezzo sull’Adda – Notizie, 2018, IV

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