Alberto Pirovano e il padre Luigi: dalla “Delizia di Vaprio” all’uva “Italia”, gli ibridi che i due viticoltori esponevano all’elettricità per arrotondarne gli acini più carnosi, non solo lungo l’Adda.
Prima ancora di Alberto Pirovano, papà Luigi riedifica la viticoltura non solo lombarda, dispersa dalla fillossera parassitaria sul finire dell’Ottocento. Nel 1899 Luigi incrocia infatti Moscato d’Amburgo e Chasselas Rosa nel suo primo ibrido di vite famoso, dedicandolo a nonno Angelo. Pur avendo terre anche a Canonica, è ai vivai di Vaprio che Pirovano studia l’indole dei vitigni singoli prima di esporne l’innesto all’elettricità per promuovere la mutazione più efficace.
Meritano così il cognome Pirovano 225 viti ibride di maggiore riuscita, che l’erede genetista Alberto ricapitola nel catalogo «Uve da Tavola». Sulla copertina (riedizione 1933) campeggia l’incrocio numero 46A «Delizia di Vaprio», ottenuto già nel 1908 con Zibibbo di Pantelleria e Bianca di Foster, benché il commercio dell’innesto esordisca dal 1927. Il capolavoro Pirovano resta però l’uva «Italia», ibrido 65 di Bicane e Moscato d’Amburgo: «Acini ambrati, grossissimi ovali in regime umido, carnosissimi». Nei superlativi, Alberto misura l’ereditaria passione per gli innesti di frutta e uve, smerciati fino in Africa. Il giovane Pirovano consegue cattedra all’istituto romano di Frutticoltura ma, dall’Urbe, guarda con nostalgia alla villa paterna di Vaprio, affrescata dal locale pittore Natale Riva allievo di Hayez.
«I pingui frutti dalle tinte sgargianti, che furono la delizia dei nostri occhi, smaniosi di bellezza, in ordine naturalistico sono anomalie – scrive il genetista con succosa retorica – Queste si mantengono e si sviluppano nella loro migliore efficienza a prezzo di sudati artifici. Si sente spesso affermare: “Il tal vitigno qui non riesce”. Generalmente è la potatura stonata che non si confà al vitigno: è la feroce e precoce soppressione di tralci». Alberto Pirovano spiega dalla cattedra con le mani sporche di terra, usando più poesia che tecnicismi. «“Il Paradiso è all’ombra delle spade”– conclude il suo catalogo – La tutela e la difesa strategica e manuale è tutta a nostro carico, amici viticoltori».
Nel 2015 l’avv. Carlo Orlandi, custode delle memorie Pirovano, ha proposto il recupero a vigneto della riva digradante a Vaprio d’Adda dal parco di via Don Moletta alla sponda del naviglio Martesana. L’Amministrazione Comunale ha così promosso l’innesto in loco della Delizia di Vaprio, vitigno recentemente depositato nell’Arca del Gusto, iniziativa patrocinata dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus.
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Per approfondire, oltre alle edizioni storiche conservate presso la civica biblioteca “Alberto Pirovano” di Vaprio, vedi il portale e i contatti della ProLoco paesana. Promuove la conoscenza al territorio anche l’Associazione culturale Leonardo.
One Response
Franco Missoli
Sarebbe molto interessante che qualche studente o ricercatore di Vaprio studiasse le macchine che ha lasciato il Pirovano.
Noi ci siamo.