Trezzo, Vaprio, Cassano. Un doppio nodo d’acqua, Adda e Martesana, scandisce la ghirlanda di tre comuni sulla riva di una fluviale continuità culturale e paesaggistica: sono tre fratelli ritrovati, gli unici comuni della provincia milanese a godere l’Adda bella e ingegnosa. Tre località un tempo sedi di traghetto per l’attraversamento natante del fiume.
Rintocca puntuale l’ora del campanile, a Concesa di Trezzo sull’Adda. I 125 metri della corda, che un tempo tirava gli 8 bronzi, vennero annodati al Linificio Canapificio Nazionale di Cassano d’Adda, nel 1924. Un primo indizio per intrecciare la storia di Trezzo, Vaprio, Cassano.
Il Linificio aveva già allora due presidi, il più antico dei quali a Fara Gera d’Adda. L’attività venne costruita dai capomastri Rossi di Vaprio d’Adda, autori anche dell’ampliata cartiera in quel comune, equilibrista tra Adda e Martesana. I Rossi tenevano cava di ceppo proprio sulla penisola del Castello Visconteo, a Trezzo, finché non succedettero loro gli industriali Rolla che ci fondarono un opificio.
L’attività Rolla era mossa da ruote idromeccaniche come la fondazione di Crespi d’Adda e gli stabilimenti di Vaprio e Fara. Proprio qui il Linificio avviò la prima conversione idroelettrica, inaugurando l’assetto industriale del fiume, scandito dalle centrali Edison di Cornate; oggi Enel di Trezzo; Italgem ex-Italcementi di Vaprio; più quelle allora a privato servizio del Linificio in Fara e Cassano. Trezzo, Vaprio, Cassano sono così i tre luoghi della provincia milanese a godere dell’Adda, dov’è bella e industriosa.
Trezzo, Vaprio e Cassano sono una ghirlanda di tre comuni. Il nodo d’acqua è due volte saldo, nell’Adda e nel Martesana, cadenzando una continuità culturale e paesaggistica; pur nello stacco dei dialetti, che hanno somiglianze di famiglia tra Trezzo e Cassano; non con Vaprio, che tiene le finestre delle vocali chiuse diversamente rispetto agli altri comuni. Forse per fare professione di quell’autonomia che i tre paesi conservano fieramente, pur nella fluviale continuità: Trezzo, Vaprio, Cassano.
La famiglia di Luigi Pecchio, amico agronomo di Alessandro Manzoni, teneva residenza estiva sulla piazza di Concesa; avendo vasta proprietà anche nel comune trezzese. Pecchio erano anche vigne e campi di Vaprio, sul tardo Ottocento. A Cassano d’Adda risiedeva invece Giuseppe Pecchio, patriota e fratello minore di Luigi. I due estremi geografici si annodano storicamente.
Anche nel romanzo del Manzoni, Renzo in fuga da Milano riceve triplice indicazione dall’oste di Gorgonzola circa il valico d’Adda: i galantuomini attraversano al ponte di Cassano e sul traghetto tra Vaprio e Canonica; ma altre vie più losche non mancano, e Tramaglino ne batterà i sentieri notturni, sentendo il tempo rintoccare dal campanile di Trezzo.
Abate trezzese figlio di barcaioli e docente in Brera fino al 1841, Giuseppe Pozzone esordì la propria carriera d’insegnante al collegio maschile di Cassano d’Adda. E la cospicua famiglia Bassi, che acquista la casa trezzese dei Valvassori, non è forse imparentata con i Castelbarco di Vaprio? Il matrimonio fu celebrato a metà Ottocento tra Carlo Bassi e Beatrice Castelbarco, citando due terre unite sull’altare alla presenza della terza. Trezzo, Vaprio, Cassano.
Luigi Medici, avvocato e poeta che teneva villeggiatura a Trezzo, era figlio di Vincenzo; amministratore quest’ultimo di casa Melzi d’Eril a Vaprio. Tra endecasillabi e sentenze, Luigi era spesso sull’Alzaia trezzese verso la pretura di Cassano, sostando con gratitudine di fronte a villa Melzi; là dove aveva riparato, quando i Repubblichini lo braccavano sul finire della Seconda Guerra Mondiale.
Ma già nel Seicento lo stemma dell’arcivescovo Cesare Monti veniva issato contemporaneamente sul convento carmelitano di Concesa, che promosse; sull’avita villa di Vaprio e alla casa arcivescovile di Groppello d’Adda (oggi comune di Cassano), dove i successori di Sant’Ambrogio si ricreavano con “la cura dei fichi e dell’uva”.
Il cardinale Monti aveva lasciato i piccoli passi dell’infanzia sui sentieri lungo Adda e tornava volentieri a ricalcarli, nelle scarpe da porporato. Prima ancora di lui, nomi tonanti risuonavano sull’argine: Bernabò Visconti teneva corte a Trezzo sull’Adda e a Cassano d’Adda villeggiava sua moglie Beatrice Regina Della Scala; due fortezze a(r)mate col fiume fedele ai loro piedi. Ma proprio quella trezzese fu proprietà del Comune di Vaprio per ottocentesco lascito di Giovannina Borghi, che voleva istituirci un asilo infantile. Il progetto non quagliò ma, nondimeno, i favoleggiati passaggi segreti che avrebbero condotto da Trezzo a Vaprio e oltre mettono in figura quasi sotterranea e inconscia il desiderio che i tre comuni uniscano il loro impegno più orgoglioso nella promozione di questo territorio.
Le dighe come pettini nei fluenti capelli dell’Adda, l’acqua industriosa degli opifici, la scintilla dell’idroelettricità, l’arco ardito dei ponti e il ricordo nostalgico dei traghetti (a Trezzo, Vaprio, Cassano). Tutti questi lineamenti disegnano una terra comune, il ritrovamento di tre ignari fratelli. Rintocca puntuale l’ora del campanile, a Concesa di Trezzo sull’Adda. Forse è il tempo perché questi tre comuni di bella storia e storica bellezza intreccino un condiviso progetto di promozione culturale e turistica, tessendo insieme la vasta trama di volontariati, ProLoco, commercianti, circoli, gruppi, ristoratori, parrocchie per una coralità la cui voce si affermi autorevole e invitante.
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Ringrazio Giuseppe Riva per le tre artistiche immagini a sua firma, oltre che per l’appassionato confronto sulla collaborazione territoriale.
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