Hayez e i suoi allievi: a intingere i pennelli nell’Adda, ecco quattro pittori ottocenteschi nati lungo il fiume. Una poetica condivisa, ispirata al Romanticismo e al Risorgimento, per una generazione di artisti armati.
Hayez e i discepoli dell’Adda. Lungo il fiume, s’ispirano pittori poco noti al pubblico odierno, che pure hanno riscosso largo consenso nell’Ottocento. La loro familiarità col fiume e l’insistenza sul territorio testimoniano la liquida bellezza del panorama fluviale. Ferdinando Brambilla da Cassano, pittore che viaggiò fino in Antartide per la corona di Spagna; Natale Riva da Vaprio, che studiò giovane le sanguigne del da Vinci e operò quasi solo in paesi con l’Adda fedele ai loro piedi; Luigi Medici, milanese che scelse il fiume per villeggiatura; il nobile e garibaldino Alessandro Trotti Bentivoglio, capace di assorte vedute dell’Adda.
Cronologicamente, geograficamente, per impegno civico e risorgimentale, specie Natale Riva e Luigi Medici hanno assonanze tali da incoraggiarne lo studio comparato. I due artisti hanno un legame d’epoca e luogo tanto allineato da incoraggiare in avvenire iniziative condivise almeno tra i comuni limitrofi di Vaprio d’Adda e Trezzo sull’Adda. Riva e Medici condividono una passione artistica e risorgimentale accesa in loro già dalla Milano quarantottesca e soprattutto dal maestro Francesco Hayez.
Riva, Medici e Trotti vantano inoltre la fortunata coincidenza di eredi orgogliosi della proprio storia familiari: attenti custodi di domestiche memorie. Per ognuno dei tre artisti sussiste così un fondo di bozzetti, carteggi, immagini. Le tre biografie d’artista, legate da Adda e Martesana, risalgono le correnti di un Adda antica: irruente e capricciosa come fu fino all’avvento delle dighe idroelettriche.
Hayez ne fu amico oltre che maestro: Natale Riva
Natale Riva (Canonica d’Adda, 1835-1895, Vaprio d’Adda) Di famiglia canonichese, gerente un’osteria a Vaprio d’Adda, Natale inizia a frequentare Brera ancora sotto l’influenza artistica di Giocondo Albertolli. Nel 1854 consegue il primo premio per il concorso alla scuola degli ornamenti. Ugualmente ottiene il podio più alto nel 1860 per il bando indetto in seno alla scuola delle statue. L’attestato reca la firma di Massimo d’Azeglio.
Studiò pittura con Francesco Hayez, che frequenterà anche oltre la votazione massima in cui congeda, con onore, la sua formazione a Brera. Partecipò, volontario, ai moti risorgimentali. Teneva residenza milanese in piazza Duomo. Declinò concretamente il suo impegno civico nella carica di consigliere comunale, assolta a Vaprio per un decennio; nella pionieristica adesione alla Società Operaia di Mutuo Soccorso, fondata in paese; affrescando la parrocchia di Vaprio, il Santuario carmelitano di Concesa, varie edicole, la chiesa di Filago e Canonica d’Adda, la cappella cimiteriale di Fara Gera d’Adda. Nell’abside del convento concesino, si ritrasse tra gli spettatori all’Assunzione della Vergine Maria, accanto a Padre Gianluigi Corvi che fece restaurare il convento dopo le soppressioni sofferte.
Queste sono solo alcune tra le tante opere, la più parte eseguite a compensi adattati alla povertà delle parrocchie committenti. Morì affrescando il Sacrificio di Isacco nella chiesa di Vaprio. Al suo pennello si devono pure ritratti vibranti, nostalgici e di ispirazione genuinamente ulteriori agli accademismi ottocenteschi; bozzetti e nudi di libera mano, in cui il genio artistico si esprime più corsivamente. Tutti materiali felicemente custoditi dal pronipote.
Hayez: l’allievo che illuminò Milano di luce romantica, Luigi Medici senior
Luigi Medici (Milano, 1827-1892, Trezzo sull’Adda) Di famiglia altolocata e lungamente milanese, ebbe primo maestro in Angelo Inganni, che frequentava la “casa degli scultori”: la residenza Medici sul naviglio Martesana, dove il casato ospitava generosamente un cenacolo di artisti. Si perfezionò a Brera con Francesco Hayez nella stessa generazione del Riva, tralasciando ormai i modi in cui il cassanese Brambilla si era invece formato con l’Albertolli.
Rese con raffinatezza temi come la Deposizione, eseguì diversi ritratti dell’Adda, uno di sé stesso e la celebre tela del “Duomo illuminato dai bengala” (1859); già esposta a varie mostre, anche alle scuderie del Quirinale in anni recenti. Al Medici si deve pure una proposta di progetto per la facciata del duomo. Ne ereditò il nome e i pennelli l’omonimo nipote Luigi Medici, avvocato, poeta e filosofo nota specie per i versi dialettali. Lo zio pittore morì nella villeggiatura di Trezzo sull’Adda, presso il cui cimitero è sepolto. Recita l’epitaffio “illuminò di luce romantica Milano..”.
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