L’elmo grondante piume: riposa a Trezzo il generale Antonio Trotti Bentivoglio, protagonista dell’Unità nazionale
Dell’Italia ricucita il marchese generale Antonio Trotti Bentivoglio non fu solo testimone ma sarto. Papà Lodovico lo sollevò nel 1839 dal grembo di Sofia Manzoni, che lo chiamava «Tonino». Ai funerali della madre, sfinita dai salassi, non portò che sei ignari anni senza avere gran tempo per crescere. Confortati dal padre, di cui erano l’unico conforto, Tonino e i tre fratelli intinsero il pane nell’ospitalità piemontese delle zie paterne Costanza Arconati e Margherita Provana di Collegno. Intanto a Lodovico, capitano degli Ulani, gli Austriaci confiscavano ogni bene; impiccandolo in effige perché aveva scelto la casacca sabauda. Tonino frequentò il Collegio Nazionale pisano, dove ebbe amico un figlio di Garibaldi; sempre carteggiando col nonno Manzoni, che chiamava «Gran Papà».
Nel 1859 s’iscrisse all’Accademia Militare torinese e, nominato Sottotenente lo stesso giorno in cui il Piemonte dichiarava guerra all’Austria (26 aprile 1859), fece brillare la spada su Magenta. Entrò in Milano al trionfale fianco di Vittorio Emanuele II, cui fece poi da portaordini a Solferino. Il Re dispensò cadetti nobili come lui dall’ultimo corso per slanciarli diciannovenni nella mischia. Scacciò i Borbone, agli ordini del generale Enrico Cialdini, e nel 1861 era tenente nella campagna contro il brigantaggio tra Foggia e Barese. Il capobanda Nicola Somma detto «Ninco-Nanco» appiccò all’accampamento piemontese l’incendio, in cui Tonino pianse bruciate le lettere del nonno romanziere. La stessa cricca esplose i proiettili che, imbizzarrito, il cavallo del tenente si buscò al posto suo: scalciando un estremo fendente ai masnadieri. Giustiziarono loro Ninco-Nanco che, snidato dal Trotti a Torre d’Oppido, avrebbe altrimenti cantato troppi nomi. Onorando quel cavallo, Tonino ne addestrò poi di irlandesi che sancirono nuovo record nel salto; e cavalcava ancora le vie trezzesi a ottantadue anni rintoccati.
Fronteggiò la Terza Guerra d’Indipendenza, scampando alla disfatta di Custoza. E imbarcava a Porta Galera 9.000 prigionieri pontifici, nel 1870, mentre Cadorna sbrecciava Porta Pia. Il sangue raggrumato sulla giubba si mutò allora in medaglie. Fu Tenente Colonnello dei Cavalleggeri Foggia e Colonnello Comandante dei Lancieri d’Aosta finché non divenne Comandante della Scuola di Pinerolo nel 1885. L’anno seguente lasciava il servizio effettivo per sordità ma venne congedato solo nel 1903 col grado di Tenente Generale. Alla Grande Guerra non partecipò che poeticamente declamando un brindisi lirico, la sera in cui l’Italia si dichiarò belligerante: «Il Risveglio» s’intitolava. Scandì la robusta vecchiaia tra l’inverno milanese e l’estate a Trezzo.
I tram cittadini scampanellavano invano per levare dalla strada il Trotti che, con gesto marziale, intimava loro la resa. Debellò in paese gli ultimi anni. Provvide prima disciplina agli orfani del nipote Lorenzo. E, tra questi, Alessandro Bassi deponeva la propria riconoscenza sulla tomba che accolse zio Tonino nel luglio 1930. Sul feretro biancheggiava l’elmo grondante piume dei Generali d’Italia. A scortarlo erano tutti i Trezzesi. O meglio, tutti gli Italiani di Trezzo.
Per approfondire:
- Giulio Trotti Bentivoglio;
- Alessandro Trotti Bentivoglio;
- Margherita Trotti Bentivoglio Bassi.
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Ringrazio delle memorie familiari, materiali e raccontate, don Alessandro Bassi e il figlio Lorenzo.
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[…] Lodovico per la sua quarta nata, Sofia Manzoni, che ne divenne sposa nel 1838. Il loro primogenito Antonio Trotti Bentivoglio, poi generale, e l’ultimogenita donna Margherita Bassi risiedevano a Trezzo, dove ospitarono […]
Giulio Trotti Bentivoglio, nipote di Manzoni - IO PRIMA DI ME
[…] contare che, dei fratelli suoi, Alessandro lasciò i pennelli per seguire Giuseppe Garibaldi mentre Antonio (generale) consacrò la vita alla causa nazionale. Con loro Giulio divideva amari […]