Nobiltà e notariato alla tenuta di Cantone

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A Cantone di Bellusco, l’Impresa Schiavi S.p.A ha sede presso la storica villeggiatura di via Costantino Vaghi 17, già casa dell’uva, dei gelsi e della musica al centro di una vasta tenuta agricola. Cospicue famiglie della borghesia milanese si avvicendano secolarmente nella proprietà, qui risiedendo specie durante i mesi estivi.
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1721 – AsMi, Catasto Teresiano, Bellusco, Mappale 264

In bassa Brianza, Cantone è il luogo più alto del comune di Bellusco. Qui, in posizione privilegiata, sorge l’edificio storico all’attuale civico 17 di via Vaghi, sede dell’Impresa Schiavi S.p.A. Per scopi difensivi e non di offesa, nel 1467 Martino da Corte erige a Bellusco un castello «non a offension […] solo a riparo», nella cui proprietà si avvicendano le nobili famiglie Carcano, Perego di Cremnago e Cornaggia-Medici. Tuttavia, costoro non adattano il maniero a luogo di delizie, dove «rompere l’aria» della calura estiva. Solo la casa di Cantone viene eletta a villeggiatura da patrizi, notai e imprenditori, che qui trascorrono i mesi più caldi dell’anno. Brughiere boscate, aratorî semplici o avitati (con filari d’uva): l’edificio padronale sta a capo di un vasta campagna, accudita dai contadini che abitano l’attigua corte rustica.

Quattro gelsi e un portico in tre archi alla villeggiatura di Cantone
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Corte colonica Bartesaghi (Foto Gabellotti Biffi)

Il prof. Angelo Arlati rimanda la fondazione del sito almeno al 1488, riconoscendone la casa con portico, aia, corte e orto allora appartenenti a Giorgio Belusco detto «Cesana» ma passati al marchese Ercole Malaspina entro il 1574. Lungo il Settecento, i rilievi catastali censiscono a Bellusco le 108,19 pertiche di terra, cui ammonta la tenuta: i proprietari Cozzi Segrada ne scorgono la vastità dalle finestre della villeggiatura di Cantone. Nel 1803 il notaio Ignazio Volpino si aggiudica all’asta la «casa civile [padronale] con giardino e vignolo unito con case coloniche e pezzi di terra siti nel luogo detto Cantone». Alcuni tra quei campi hanno nomi antichi come «Guerrino» o «Martinetto»: più che parole, echi di tradizione rurale. I filari d’uva del «Vignolo» maturano vicino al caseggiato, diviso in rustico e padronale. «Principia la porzione civile da un portico in tre campi soffittato ed archeggiato con pozzo ed avello di molera, apparo al quale vi è in piano più depresso la cantina, discendendovisi per scala di vivo». Sul cortile comune, verdeggiano quattro robusti gelsi, chiamati «moroni» secondo l’uso, equilibrista tra dialetto (murùn) e latino (morus); nel giardino cintato, invece, «viti a pergola e a ghirlanda e piante da frutti».

Il volto ottocentesco dell’edificio
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Bartesaghi, album di famiglia (Foto Gabellotti-Biffi)

Nel 1853 l’ing. Pietro Saldarini acquista, amplia e rinnova la residenza di Cantone, assegnandole un volto ottocentesco. Sei locali, tra cui il salone, scandiscono il piano terreno mentre quello superiore infila otto ambienti; più magazzino e cantina a servizio. Dal 1888 risiede qui la famiglia Bartesaghi: nel 1924 le eredi affittano una porzione dell’edificio al segretario comunale di Bellusco, Carlo Umberto Viscardi; nel 1930 consentono a Natale Ronchi un pionieristico gabinetto di fotografia, sul cortile. Davanti al suo obiettivo, i novelli sposi posano spesso nel giardino della villa. Il salone, intanto, risuona del pianoforte a coda presso il camino in marmo rosso. Solo dagli anni Settanta l’edificio viene dismesso: in giardino, l’edera copre lentamente la statua di gusto mitologico, finché l’attuale proprietà Schiavi non esegue decisivi restauri di recupero e consolidamento.

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Bartesaghi Luigi (Foto Gabellotti-Biffi)
Cantone, nobiltà e notariato in vileggiatura

Nobildonne in cima al Settecento, notai di città, ingegneri dal calcolo sottile. Cognomi diversi si succedono all’acquisto della tenuta di Cantone, ampliandone le pertinenze agricole. La proprietaria Giovanna Bulciago ved. Cozzi Segrada muore sessantenne a Milano il 2 marzo 1765, lasciando quei beni in eredità ai figli: don Giovanni Francesco, parroco di Cinisello; e Giuseppe, deputato dell’estimo a Bellusco per l’anno 1772.

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Genealogia Cozza Segrada

Entrambi i fratelli scompaiono entro il 1803, quando le sorelle Maddalena, Giuseppa ed ex-monaca Giovanna dispongono la vendita all’asta dell’intera tenuta. Dopo lunghi rilanci, si aggiudica la proprietà il notaio Ignazio Volpino, che estende gli investimenti belluschesi: boschi, campi, vigne al cui centro si conferma l’edificio padronale di Cantone. Il notaio muore senza testamento a Milano il 19 novembre 1826. I suoi quattro figli si spartiscono le terre circostanti ma frequentano la villeggiatura con abitudine tanto affettuosa da conservare quella casa indivisa tra loro: «convengono di conservare vita loro naturale durante in communione tra di essi il godimento non solo ma anche la proprietà della casa civile con brolo e con giardino annessi […] posta in Cantone».

Gli spartiti musicali sfollati nella villa di Cantone
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Rivolta, Maria q. Enrico col marito Piero Ostali (Foto Gabellotti-Biffi)

Dalla città, si ritrovano qui d’estate gli eredi del notaio Volpino: Gaetano, dottore in Legge impiegato presso l’amministrazione del brefotrofio di Santa Caterina alla Ruota; Luigia, che devolve la propria quota al fratello; Antonia e Carolina, residenti a Milano su piazza Santa Marta. Alla morte del fratello, occorsa il 27 giugno 1851, le due sorelle promuovono la vendita della tenuta a Pietro Saldarini, purché questi liquidi i debiti pendenti sulla famiglia.

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Genealogia Volpino

Sia la cessione Cozzi Segrada-Volpino sia quella Volpino-Saldarini vengono condotte con speciale tutela sui minori, eredi orfani di quei beni. Pietro investe nel riordino della tenuta belluschese e, spirando a Milano il 20 settembre 1879, la assegna per testamento ai figli Enrico ed Eugenio Saldarini; quest’ultimo ingegnere aggiunto all’Ufficio tecnico del Comune milanese, membro della Commissione edile per il prolungamento del lato settentrionale di piazza duomo (1886) e stimato conoscitore d’arte.

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Statua del giardino (Foto Gabellotti-Biffi)

Entro il 1888 la casa di villeggiatura perviene a Luigi Bartesaghi, possidente da Mandello. Le sue eredi, Virginia e Marina, sposano i fratelli Rivolta da Macherio. Figlia di Virginia, Maria Luisa Rivolta è la maggiore finanziatrice del monumento ai Caduti belluschesi nella Grande guerra, cui offre 820,50 Lire. Sposa l’industriale cotoniero Piero Ostali che, nel 1923, rileva la Casa Musicale Sonzogno: ottocentesco editore dei più celebri autori francesi, rivolgendo inoltre concorsi a quelli italiani, tra cui premia nel 1890 Pietro Mascagni per l’inedita «Cavalleria Rusticana».

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Genealogia Bartesaghi

Attorno ai due pianoforti di casa, in Cantone, si radunano così i compositori ospiti degli Ostali che sfollano qui in veranda da Milano gli spartiti della casa editrice, bombardata nel 1943. Due anni dopo, s’impiega in azienda l’ing. Enzo Ostali, che riserva alla sorella Ada la villeggiatura belluschese.

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Salone al piano terra (Foto Gabellotti-Biffi)

Fonti. Archivio di Stato di Milano: Atti dei Notai di Milano, 49730, 2877, 1344; Catasto, Petizioni Trasporto d’Estimo, 71; Catasto, Atti di Formazione, 9117; Ufficio del Registro di Milano, Successioni, 193; Atti di Governo, Censo Parte Antica, 564. Archivio Comunale di Bellusco: Nuovo Catasto Urbano; Censimenti; Moderno, 18, 19, 53 (monumento ai Caduti); Cartelle Edilizie, 1930. Angelo Arlati, Bellusco – nella storia, nell’arte e nella fotografia, Amministrazione Comunale, 1985. Ringrazio l’Impresa Schiavi S.p.A e la famiglia Gabellotti-Biffi per le condivise memorie circa l’edificio di via Vaghi; Davide Dozio e Mario Signori dell’Archivio di Stato di Milano; Mauro Colombo e Giorgio Vitali per le consultazioni concesse presso l’Archivio storico comunale di Bellusco.

Per approfondire:

Racconto storico in due parti dal portale Schiavi S.p.A

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