Sabato 6 aprile 2019 viene inaugurata la nuova caserma dei Carabinieri in Trezzo, trasferendone a titolo definitivo la stazione da via Medici a via Nenni. Invocata fin dal 1860 e personalmente richiesta a Giovanni Giolitti, l’Arma s’insedia in paese nel 1908. A oltre un secolo da quella data così antica, hanno presenziato alla nuova inaugurazione: il Generale di Brigata Antonio De Vita, Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”; il Colonnello Luca De Marchis, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Milano; il Tenente Colonnello Simone Pacioni, oggi Comandante del Comando Provinciale di Monza; il Capitano Antonio Stanizzi, Comandante la stazione di Vimercate; il Dott. Francesco Aldo Umberto Garsia, Vice Prefetto di Milano e il Dott. Giacomo Pintus, Vice Prefetto di Monza; il Deputato Massimiliano Capitanio, nativo di Vimercate e già apprezzato Caporedattore in alcune testate locali.
Con decreto ministeriale del 22 agosto 1862, la caserma dei Reali Carabinieri di Vaprio è trasferita a Trezzo, dove i pubblici Amministratori lamentano «lo spirito litigioso e sovversivo di questa popolazione». Il 26 marzo dell’anno dopo, il provvedimento viene sospeso: l’Arma si concentra al Sud nella lotta al brigantaggio e, per scarsità di uomini, non può riformare al nord le proprie stazioni. Il comune trezzese offre comunque alcuni locali all’insediamento dei Carabinieri, perché in paese la Guardia Nazionale non basta più a garantire la pubblica sicurezza. «Nel mentre i Militi si pigliavano la ricompensa, non badavano al loro dovere, e ciò pel motivo semplicissimo che essendo tutti o parenti od amici, nessun voleva denunciare per non essere denunciato alla sua volta – riferisce il consiglio comunale nel 1864 – La giunta cercò sempre che i Reali Carabinieri fossero stazionati nel Comune […] e in questo soltanto vede un’ancora di salvezza contro la crescente immoralità». Solo l’imparzialità dell’Arma può rimediare al servizio dei Militi, tanto domestico e parziale che «i reati si moltiplicarono, semplici furti divennero grassazioni e rapine a mano armata, le minacce passarono a gravi e pericolosi ferimenti con attentati benanche alla vita dell’autorità nell’esercizio delle sue funzioni».
La crisi agraria degli anni Settanta e l’avvio delle industrie paesane muovono masse tali da compromettere la tenuta dell’ordine pubblico. Con instancabile fiducia, dal 1862 al 1908 il municipio invoca perciò che l’Arma insedi a Trezzo una stazione. Ogni sindaco percorre ipotesi diverse: il paese abbia almeno una caserma provvisoria; traslochi altrimenti qui la brigata di San Gervasio, quella di Cassano o Vaprio. La politica locale ottiene solo che quest’ultima rinforzi l’organico per esercitare una speciale sorveglianza sulla vicina Trezzo. Nel giugno 1901, giungono qui da Vaprio alcuni agenti «durante il non breve periodo dello sciopero scoppiato in questi contadini, a scanso di disordini ed a salvaguardia della privata proprietà». Ai Carabinieri il comune ospitante provvede due vetturali, Antonio Ciocca e Luigi Minelli, oltre al vitto con alloggio presso il «Tre Re» di Enrico Presezzi o l’«Albergo Trezzo» di Rinaldo Redaelli. Anche l’11 e il 7 agosto seguente, solennità patronale di San Gaetano, «vi fu tale affluenza di forestieri in Comune da rendere necessario l’intervento di 5 Carabinieri», cui il consiglio comunale approva 40 Lire di spesa per i pasti e l’accoglienza.
Trezzo rivolge a Giolitti la richiesta di una stazione dei Carabinieri
«Passarono infruttuosamente ormai 42 anni […] – il sindaco trezzese lamenta al prefetto nel 1902 – Se in questo comune il desiderio di avere la stazione dei Reali Carabinieri era fortemente sentito fin dal 1860 (abitanti 3.500), oggi che la popolazione è salita a 5.353 abitanti, un tale desiderio si è trasformato in imperiosa necessità». Per indurre l’apertura di caserma, il primo cittadino espone come Trezzo ferva di industrie, negozi, tram e mercato; inoltre, il breve trasporto a Brembate della stazione di San Gervasio sguarnisce la sorveglianza del ponte sull’Adda. «L’acqua potabile, la luce elettrica e i Carabinieri sono tre problemi che da molto tempo si impongono a questa autorità comunale». La caserma è ormai un servizio indispensabile ma le possibilità di installarla sono talmente basse che il nuovo sindaco Luigi Galbiati decide di mirare alto: ricorre al deputato conte Andrea Sola Cabiati, perché illustri confidenzialmente in Roma la questione trezzese al sottosegretario Scipione Ronchetti e persino a Giovanni Giolitti, presidente del consiglio dei ministri. Già il 18 dicembre 1904, votando per integrare 3.000 uomini all’Arma, Sola incontra il leader politico in aula e gli caldeggia l’istituenda caserma di Trezzo. Mancano tuttavia gli estremi d’urgenza per una nuova stazione dei Carabinieri. Quella vapriese si allaccia intanto al centralino di Cassano, cui Trezzo deve rivolgersi telefonicamente, aggravando le tariffe di chiamata.
È infine Giuseppe Rolla (1850-1918), imprenditore tessile e sindaco, a ottenere la sospirata caserma nel 1908. Già dal gennaio 1907 rivolge parole irrevocabili alla prefettura milanese: «Coll’erezione del nuovo ponte e col sorgere di nuove industrie, i vicini comuni di Capriate, San Gervasio e Grignano (abitanti 3.773) vennero per infiniti interessi di lavoro e negozio, a formare con Trezzo, si può dire, una sola borgata (abitanti 9.116) co’ suoi vantaggi, è vero, ma altresì co’ suoi danni per la pubblica sicurezza […] Il grandioso impianto idroelettrico [oggi Enel “Alessandro Taccani”], lo sviluppo preso da altre industrie, piccole e grandi, la linea tramviaria, chiamarono in luogo uno straordinario numero d’operai dal contado milanese e veneto, cosicché la popolazione ascese ad oggi a 6.800». In paese si censiscono 180 esercizi, di cui 49 pubblici: oltre i due terzi della cittadinanza sono operai, benché all’anagrafe figurino contadini.
«Qui c’è il convegno di tutti i birichini, i scavezzacolli d’ambo i sessi, e dei pregiudicati anche dei paesi vicini. A far fronte a tutta questa accozzaglia di gente non vi sono – quando vi sono, al sabato, alla festa ed al lunedì sera – che due poveri diavoli di Carabinieri, i quali già stanchi all’arrivo – perché la stazione dista 5 chilometri circa e sono sprovvisti di bicicletta – devono affaticarsi per l’ampio abitato e far l’impossibile […] Non solo, nella seconda metà dell’anno 1905 avvennero due grandiosi incendi, non si potette avere un Carabiniere […] Ma ciò che rattrista ed impensierisce sono i furti, i ferimenti (di cui 5 noti ed impuniti dall’8 settembre al 3 dicembre del corrente anno) e delitti d’ogni genere che restano ignoti […] è umiliante che una popolazione buona ed attiva, come quella di questo paese, sia quasi alla mercé di un manipolo di teppisti e di pochi farabutti».
Malgrado le rassicurazioni prefettizie, la caserma non viene accordata: Giuseppe Rolla e l’intera giunta comunale minacciano allora le dimissioni, informandone l’onorevole Sola con l’appoggio del senatore Silvio Benigno Crespi. Il timore di uno scandalo politico smuove finalmente la pratica, aperta da quasi mezzo secolo: la stazione dei Reali Carabinieri si insedia a Trezzo entro il 20 giugno 1908 quando, in esito alla nuova apertura, viene abolita la vecchia caserma di Cornate. Nel 1911 «per quanto un costruendo impianto della Edison [oggi “Carlo Esterle”] possa portare un aumento di operai in quella plaga, non si ritiene per nessuna ragione il caso di ripristinare la soppressa stazione di Cornate. A tale proposito venne sino dall’inizio dei lavori disposto che quasi giornalmente due militari si rechino di servizio sui luoghi del nuovo impianto tanto più che la forza della stazione di Trezzo è di otto militari compresi due sottufficiali». Così nel 1911 scrive al ministro il capitano comandante la divisione di Milano esterna, quando la caserma trezzese è ancora retta da un brigadiere.
Promossa a sede di maresciallo, Trezzo accoglie in questa dignità: Gennari entro il 1924; Giuseppe Minella (1889-1936) prima del 1928; e più tardi Salvatore Migliaccio. Oltre che presso la dismessa Casa del Fascio (già casa dell’ing. Agostino Perego e oggi sede della Polizia Locale), la stazione tiene storico domicilio nell’oratorio sconsacrato di Santa Marta, presso l’omonima porta del borgo. L’edificio conferma l’uso militare lungo la Seconda guerra mondiale quando, nel novembre 1943, alcuni partigiani sono imputati di aver affisso manifesti antifascisti. L’intervento di un appuntato dei Carabinieri, contrario al regime, riduce a multa per schiamazzi notturni l’accusa altrimenti pendente di attività sovversiva. Sulla via che porta oggi il suo nome, l’avvocato poeta Luigi Medici (1888-1965) devolve pubblicamente la proprietà dove progetta una struttura per anziani. Sospeso, il cantiere si compie a uso di nuova caserma, da cui i Carabinieri trezzesi trasferiscono all’attuale sede di via Nenni.
Fonti. Archivio Comunale di Trezzo: Storico, 26/508; Moderno, 191. Archivio di Stato di Milano: Prefettura, Gabinetto, I versamento, 187 e 188. Cristian Bonomi, Laura Businaro, Gabriele Perlini, Incroci di vite, Trezzo 2019, edizione on-line, pp. 97-98. Romano Leoni (a cura di), Antifascismo e Resistenza a Trezzo 1943-1945, Vaprio d’Adda 2000, p. 68. Bollettino ufficiale dei carabinieri reali, Roma 1908, p. 58. Giornale militare ufficiale, Roma 1874, p. 306. Carlo Giacomo Boisio, Luigi Medici, Milano s.d., pp. 172-174. Ringrazio Lorenzo Bassi; il Luogotenente Marco Bennati, comandante la stazione di Trezzo; Silvia Bonomi (Archivio Comunale di Trezzo sull’Adda), Alberto Rolla (Archivio famiglia Rolla) e Rino Tinelli (Raccolta Tinelli).
Dall’Informatore Comunale La Città di Trezzo sull’Adda – Notizie, 2019, I
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