Il pettegolezzo è la letteratura più frequentata dai paesi, anche quando diventano città. Brevi storie contro la calunnia, arte lunga dal dire biforcuto: le rime in difesa dello zio, “le malelingue delle donacce”, la storia dell’asino, l’assalto delle donne alla canonica e il maestro chiacchierato, che gestì il convitto Mariani di Capriate San Gervasio (oggi municipio) prima della cessione a Cristoforo Benigno Crespi.
Mètum ménga sol campanìn, non mettermi sul campanile: così si schermisce il Trezzese, che non voglia esporsi alla chiacchiera. Eppure, il pettegolezzo resta la letteratura più frequentata in paese, dove si parla con lingua biforcuta soprattutto dei parroci, reverendi e poco riveriti. In una poesia del 1828 l’abate Giuseppe Pozzone riabilita il defunto zio Andrea, prevosto di Trezzo, dalla calunnia che «tinse i fiori / di bave serpentine» (Alcune Poesie, 1841). Parroco di Concesa, don Ernesto Caccia promuove qui i cantieri per la nuova parrocchia e l’annessa canonica; nel 1908 firma per primo l’istanza di ricostituire la frazione a comune autonomo (ACT, Moderno, 2.1.1.1). Ma nel 1921 rimette il mandato pastorale «per le malelingue delle donnacce» (APC, Chronicon). In ripicca la maestra Luigia Caccia, sorella del sacerdote, pare riservi particolare severità agli alunni concesini.
Sette anni dopo, i Trezzesi malignano circa la fantomatica implicazione del Maresciallo Giuseppe Minella e persino di un Carmelitano nel controverso annegamento di Bambina Minelli (interviste Bassi, Vimercati). Mormorano anche di mons. Giuseppe Grisetti, fautore tra l’altro di oratorio, campanile e cineteatro Conciliazione (poi Il Portico): si insinua l’illegittimità della sua nascita e c’è chi lo apostrofa Sach d’oss per la magrezza cui l’ultima malattia lo riduce (Oratorio maschile “San Luigi”, 1989). Contro l’antico vizio della calunnia, il sacerdote commissiona allora ad Archimede Albertazzi i sei graffiti per la Storia dell’Asino, inaugurata nel 1933 sul sagrato parrocchiale: la fiaba sapiente diffida dall’ascoltare malignità e calunnia, che sono solo poveri ragli. Eppure, nel 1939 nuovi pettegolezzi agitano i Trezzesi contro il clero locale: «Si scivolò nel pettegolezzo, ravvivato costantemente da parole imprudenti; sacerdoti e suore vennero pubblicamente maltrattati e calunniati» (AFB, Relazione a firma Laura Riva).
Il popolo si schiera col parroco don Basilio Grazioli o con i due coadiutori, entrambi di nome Mario. La spaccatura si riproduce in seno all’Azione Cattolica, dove sono più agguerrite le sostenitrici del Grazioli, che abbandonerà comunque Trezzo il 14 giugno. In sua assenza, la sera prima, costoro assaltano la casa parrocchiale. Contro l’alloggio di un coadiutore, le donne gridano di sdegno: «Il nostro prevosto deve andar via per colpa di quei due giudei!». Ne seguono liti, imprecazioni e sassate tali da richiedere l’intervento dei Carabinieri, che trattengono per un paio d’ore due delle tredici dimostranti segnalate. L’indomani, la mattina del 14 giugno, don Basilio celebra messa con le forze dell’ordine ai piedi dell’altare. Nell’omelia, si rivolge ai coadiutori: «Nulla sarebbe accaduto se, invece di due farabutti, avessi avuto al fianco due angeli. La persona che ha voluto rovinarmi l’avrà a scontare» (AFB, Memoriale a firma Letizia Testa).
Alle 10.00, Grazioli parte per Milano in auto col fratello e la sorella, tra due ali di sostenitori trattenuti dai Carabinieri. Una donna si strappa il distintivo di Azione Cattolica e lo calpesta davanti al Maresciallo; con diversa vettura, altre cinque iscritte raggiungono don Basilio in città, riferendo che il sacerdote «non si augura più a Trezzo». Nato a Villa Carcina (Bs) nel 1886, muore nel 1946 a Solbiate Arno (Va). Lo sostituisce il vicario padre Ambrogio Alberio, poi rettore a Seregno del Collegio Ballerini. La mattina del 7 luglio, costui inveisce dal pulpito trezzese contro l’associazione che sostenne Grazioli: «Non è un’Azione Cattolica ma un’azione deleteria che, in nome della veste nera e per la veste nera, offende il Cuore di Gesù!». Dal pomeriggio stesso, tutte le parrocchiane consociate restituiscono la tessera al vicario. Elisa Radaelli in Villa accompagna la restituzione col messaggio: «Hanno vinto i cattivi» (AFB). Solo il 25 agosto successivo Laura Riva ved. Bassi restaura a Trezzo l’unione donne di Azione Cattolica con 76 iscritte, promettendone la completa sottomissione al card. Ildefonso Schuster. Sulla vicenda, incide forse l’attrito tra l’associazione e il regime fascista.
Nato a Vailate nel 1847, il maestro Giuseppe Mariani inaugura a Capriate un collegio convitto maschile nell’attuale sede del municipio su piazza Vittoria. Nel 1903 l’imprenditore Cristoforo Benigno Crespi acquista l’edificio e ne ricava un dormitorio per operaie, affidato alla direzione di Teresita Morali. «Per aderire al desiderio insistentemente espresso dai Trezzesi», Mariani affretta allora il trasloco del proprio istituto in riva milanese all’angolo delle vie Martesana e Mulino: «nel nuovo edificio costrutto nell’appezzamento meridionale della Villa dell’Onorevole Sig. Conte Arnaboldi.. in mattoni forti nonché pavimenti in legno» (ACT, Moderno, 118.9.3.1). Qui Mariani riprende i corsi elementare, tecnico commerciale e in disegno applicato alle arti; con l’aggiunto insegnamento di musica. Fin da Messina assume due istitutori, tre insegnati elementari e quattro secondari, tra cui Massimo Piccinini, docente premiato di calligrafia e disegno.
Corre però la maldicenza che il celibe Mariani accolga con malizia insegnanti donne di incerta morale (Boisio, 1980). La calunnia abbatte il numero degli iscritti al collegio, malgrado le pubblicità su rivista ne celebrino l’amena posizione. L’Amministrazione Comunale ottiene così di asservire a scuola pubblica l’edificio, di cui il chiacchierato maestro conserva la direzione onoraria fino alla morte, occorsa il 22 giugno 1915 (ACT). A dichiararne la scomparsa in Comune è Angelo Carminati: ‘l maestar, quel manscìn, che sa so menga la lesium mi a dà col bacatìn (il maestro mancino che bacchetta gli impreparati). La Grande Guerra adatta il convitto Mariani, proprietà dei fratelli Tolla, a caserma per la Milizia Territoriale che presidia la centrale idroelettrica di Trezzo.
Dall’informatore Comunale “La città di Trezzo sull’Adda – Notizie“, marzo 2018
Legenda. ACT, Archivio Comunale di Trezzo sull’Adda (ringrazio Silvia Bonomi e Claudia Brambilla); APC, Archivio Parrocchiale di Concesa (ringrazio Maria Antonietta Comotti); AFB, Archivio Famiglia Bassi (ringrazio Lorenzo Bassi). La scena a stampa della “Storia dell’Asino” è tratta dalla Raccolta Rino Tinelli.
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