L’Adda e l’idroelettricità; il fiume modificato a immagine e somiglianza delle esigenze umane. Ecco l’unica foto delle isole, inabissate a Trezzo dopo la costruzione della centrale idroelettrica “Alessandro Taccani“; gli scatti in colori nostalgia delle cascine sostituite a Porto d’Adda dagli interventi Edison.
Dal sacrificio all’opificio: il fiume venerato dai pagani somministra, dall’Ottocento, idroelettricità alla rivoluzione industriale. I celti venerano l’Adda come una liquida dea. La leggenda vuole che a infestarne le acque, ancora impaludate nel Lago Gerundo, fosse il Tarantasio: quel biscione che poi i Visconti eleggono a simbolo araldico. Al fiume riservano un timore con le mani giunte anche i popolani, che affidano le fatiche della rive alla protezione di Maria: il culto mariano è anzi il più diffuso lungo le sponde dell’Adda.
Solo quando il fiume smette d’essere abitato da divinità e draghi, è possibile trasformarlo laicamente a immagine e somiglianza delle esigenze economiche espresse dall’uomo. Non più le mitologie ma i calcoli percorrono le sue rive. Bonifiche, canali di irrigazione, navigazione “pettinano” così l’Adda fino alla produzione di idroelettricità, sul finore dell’Ottocento. L’industria nascente trasforma il fiume da capricciosa dea a dispositivo idraulico. L’Adda modifica allora il suo corso, in ragione delle dighe a servizio dell’idroelettricità.
- A Trezzo, ancora nel 1902 erano intuibili gli affioramenti della zona “Saliccia”, quasi isole emergenti di fronte al candeggio Zaccaria; simili a quante emergevano più a Nord, specie di fronte all’ex-priorato di San Benedetto in Portano. “Saliccia” e “Saliccetta” sanno oggi sotto il pelo dell’Adda, dove s’intravede in mezzo al fiume solo un salice circondato dall’acqua. Per ventura memoria, la nobile famiglia Bassi di Trezzo decide di fotografare quello scorcio, primo che lo inabissino i lavori di sbarramento al fiume promossi già dal 1903 per il servizio della centrale “Alessandro Taccani” (allora “Benigno Crespi”) che produce idroelettricità per le industrie locali; prima tra le quali la tessitura in Crespi d’Adda.
Lo scatto Bassi quasi fatica nel sovrapporsi all’odierna calligrafia del fiume, tanto severamente disciplinata dagli interventi idroelettrici. Si compie allora la definitiva signoria dell’uomo sull’Adda che, per secoli, lo aveva spaventato con piene e tumulti. Al posto di rupi e vigne aggrappate sul promontorio visconteo di Trezzo, la centrale idroelettrica di Trezzo sorge tra il 1903 e il 1906.
Non diversamente, più a Nord, i cantieri idroelettrici Edison di Porto d’Adda rivoluzionano la sponda occidentale del fiume tra il 1895 e il 1914 con le centrali “Angelo Bertini” e “Carlo Esterle”, costruite rispettivamente al posto delle cascine Barchetto e Resega; quest’ultima essendo antico sito di falegnameria idraulia.
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