I Trezzesi al tempo di Leonardo

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Da sindacati e censimenti fiscali, nomi e mestieri del borgo tra Quattro e Cinquecento: ecco quanti ebbero forse la ventura di incrociare Leonardo lungo l’Adda di Trezzo.
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Leonardo da Vinci, la casa fortificata di Concesa (RCIN 912399) dalla Royal Collection Trust

Durante i suoi soggiorni milanesi (1482-1499 e 1508-1513), Leonardo da Vinci avventura il passo sull’Adda: ne mette in mappa il medio corso (Codice Atlantico, 911), riporta in pianta il castello di Trezzo sotto l’assedio del gennaio 1513 (Windsor, RCIN 919077); ritrae tra l’altro la rocca di Concesa (RCIN 912399), il traghetto tra Canonica e Vaprio (RCIN 912400) e quello di Cassano (Manoscritto K di Francia, 99). Ma chi erano allora i Trezzesi che il genio avrebbe potuto incontrare sulla riva?

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Il foglio 911 del Codice Atlantico, custodito presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana

Proprio nel 1482 inizia a rogare in paese il notaio Ambrogio Uliciani, il cui padre Bartolomeo muore l’anno seguente nel castel vecchio: in parentele con loro, nel 1488 il poeta trezzese Bettino Uliciani pubblica a Milano il poema intitolato «Letilogia». Nel borgo esercitano il notariato anche gli Andrei, come a Vaprio gli Oraboni, di cui Giovanni Antonio è in vivace amicizia con Francesco Melzi, discepolo prediletto del da Vinci (Sacchi, p. 151).

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Emblema della famiglia Oraboni di Vaprio, tratto dal quattrocentesco Stemmario Trivulziano

Attorno al 1490 Leonardo rileva misure antropometriche su due giovani modelli, chiamati «da Trezzo» e «da Caravaggio», per sincerare le proporzioni che il «De Architectura» di Vitruvio riscontra nel corpo umano (AAVV, p. 106). Conservati a Windsor (RCIN 919132-39), questi disegni preparano la composizione dell’Uomo vitruviano, oggi custodito a Venezia. Per restituire in schizzo la popolazione trezzese alla soglia tra Quattro e Cinquecento, incrociamo tre fonti. Le prime due sono sindacati degli anni 1529 e 1530: adunanze convocate cioè tra i capifamiglia del borgo, che devono intervenire in almeno due terzi del totale perché il loro voto sia valido. La terza fonte è un censimento fiscale indetto nel 1541, registrando nome e professione di tutti i Trezzesi distinti per focolare. Sovrapponendo i tre documenti, riferiamo circa gli adulti che a quell’epoca serbavano forse il ricordo di Leonardo lungo l’Adda.

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Leonardo da Vinci, il porto della Canonica (RCIN 912400) dalla Royal Collection Trust

I Trezzesi convocati dal console

A bandire i due sindacati è il console Giacomo Miglione fu Migliono, di cui abitano in paese anche il fratello Giovanni Antonio e il parente Matteo fu Bassano, mastro ferraio ancora vivo nel 1541; a quell’epoca, intanto, il trezzese Defendente d’Adda fu Giovanni è succeduto nella carica consolare. Trascrive le due convocazioni il notaio paesano Niccolò Andrei fu Marco che, tra i convenuti, riconosce alcuni famigliari: Stefano fu Giuliano, Pietro fu Protaso. Oltre al pubblico ufficiale, il censimento registra sette famiglie del suo cognome. Nel 1541 tre Andrei sono infatti cavallanti, si occupano cioè di trasporti a cavallo; due sono massari, conduttori di un’affittanza agricola; uno è massarolo, ufficiale con speciali deleghe, e solo l’ultimo si adatta a semplice bracciante. Radicati a Trezzo dal Quattrocento, i Villani conseguono cariche di podestà e castellano: nel 1530 Benedetto Villani fu Giuseppe partecipa così all’assise, comparendo dieci anni dopo tra i tre nobili del paese insieme a Reginaldo Villani. Se costoro emergono, l’antico casato Santi sembra invece esaurirsi: al voto del 1530 presenzia solo Ambrogio e, nel censimento, di questa dinastia non resta che il calzolaio Domenico.

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Leonardo da Vinci, Il porto di Cassano d’Adda dal Manoscritto K (foglio 99) della Biblioteca dell’Istituto di Francia

Il genio vinciano percorre Trezzo proprio nei decenni in cui sbiadiscono alcuni cognomi storici del borgo: insieme a Uliciani, Magri e Santi, anche Nizzola. I focolari di questa famiglia non sono che tre; si spegneranno entro il XVI secolo, malgrado diano i natali a Giacomo Nizzola (1510-1589), celebre medaglista alla corte di Madrid. Suo padre Gaspare tiene bottega artigiana in paese all’epoca del secondo soggiorno di Leonardo. Mamma del medaglista è Caterina Mazza, la cui famiglia conferma il proprio prestigio anche nelle presenze al voto tra 1529 e 1530: di quella dinastia intervengono ben sei uomini, tra cui Ambrogio fu Stefano, zio materno di Giacomo Nizzola. Dieci anni più tardi, i focolari Mazza sono ancora sei, uno dei quali guidato da Bernardino, maestro d’ascia. Partecipano ai sindacati anche gli Scotti: Francesco fu Gerardo e Battista fu Pietro che, come Mazza e Nizzola, meritano qualche prestigio professionale. Di sette capifamiglia Scotti censiti nel 1541, ben tre esercitano il mestiere di mugnaio.

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Giacomo Nizzola da Trezzo, ritratto oggi disperso, da J. Babelon, Jacopo da Trezzo e la construction de l’Escurial (Parigi, 1922)

Compaiono al voto e nel censimento i falegnami Giovanni Pietro fu Francesco da Cantù e Antonio detto «Cornello». I cognomi sono ancora tanto fluidi che spesso supplisce la provenienza o il nomignolo: le fonti confermano così i braccianti «Sarello» e soprattutto Francesco da Capriate detto «Borsello» mentre ricorre solo nel 1541 il «Rosso della Rocca»; spunta persino un Antonio «Franzoso», francese. Già dal 1529 si riscontrano due famiglie «da Cerro» e quattro «da Bottanuco», testimoniando come Trezzo attraesse l’immigrazione dal contorno persino oltre Adda. Il censimento include residenti da San Gervasio, Pozzo, Basiano, Grignano, Cavenago, Robbiate, Bellusco, Barzanò, Pavia, Crema e Lodi; il farmacista Giovanni Antonio viene da Zogno. Già nel 1530 Francesco da Vaprio fu Bartolomeo abita a Trezzo, dove Francesco da Cassano fu Vincenzo è il fattore della famiglia da Corte, che conta due fuochi in paese; un terzo Francesco viene da Como. Si accostano al voto anche cognomi di minoranza, attestati da un solo capofuoco come Baio, Gerenzani, Sala e Comotti, destinati tuttavia a larga diffusione sul territorio.

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Leonardo da Vinci, Rilievi antropometrici (RCIN 919132)
dalla Royal Collection Trust

Sono questi i nomi dei Trezzesi quando Leonardo da Vinci scruta l’Adda. Le donne del borgo non accedono al voto e vengono citate all’ombra del padre o del marito. Così, nel censimento, la moglie del bracciante Blaso viene nominata «la Belasa», e solo due donne sono capo di casa per la morte del consorte o in sua assenza. Oltre alle sette famiglie insediate a Concesa, l’elenco ne rileva 115 a Trezzo; tra i capifuoco, l’oste Antonio Brambilla, il mercante Nicola Valtolina, il traghettatore Simone Biffi, un sarto, un magnano e due naviroli sulle acque di Adda e Martesana: Tognetto Brambilla e Battista Grignano. Mani operose che forse interruppero la loro fatica per rivolgere un gesto di saluto al genio vinciano.

Dall’Informatore Comunale La Città di Trezzo sull’Adda – Notizie, sett. 2019

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Leonardo da Vinci, la regia camera di Concesa (RCIN 912399, dettaglio) dalla Royal Collection Trust

Fonti. Archivio Storico Civico di Milano, Famiglie, Registri vari, 1625; Archivio di Stato di Milano, Atti dei Notai, 8208. AAVV, L’opera grafica e la fortuna critica di Leonardo da Vinci, Firenze 2006, p. 106; R. Sacchi, Per la biografia (e la geografia) di Francesco Melzi, in Acme, 2, 2017, p. 151 (34). Biblioteca dell’Istituto di Francia, <www.bibliotheque-institutdefrance.fr>. Royal Collection Trust, <www.rct.uk>. Alcuni dei disegni leonardeschi sono in copia presso la Raccolta Rino Tinelli di Trezzo sull’Adda.

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