Dalle rive al porto natante, i passi verso il fiume

La città a colloquio col fiume. Dalle rive di porto al porto natante: l’antico traghetto tra Trezzo sull’Adda e Capriate, dismesso nel 1886. due antiche discese, raddoppiate a quattro dal progetto di Giacomo Medici nel 1857. L’incomodo del Vice-Re di passaggio, Ranieri Giuseppe d’Asburgo, e la sosta trezzese di Vittorio Emanuele II di Savoia alle 16.00 dell’11 giugno 1859.

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Anonimo, Il castello di Trezzo (Collezione privata)

I passi verso il fiume. Trezzo sull’Adda porta nel nome il suo segreto d’acqua. Il colloquio tra la città e il fiume riesce storicamente tanto decisivo che, più ancora dei proprietari terrieri, è potente chi detenga diritti idraulici, estraendo dall’Adda o dal naviglio Martesana di che irrigare campi, muovere reseghe, filande, mulini da grano o più recenti turbine idroelettriche. Finché il ponte per Capriate (1886) e quello autostradale (1927) non aprono strade più pianeggianti, l’economia trezzese è china sull’Adda, dove commerci e passeggeri si imbarcano presso il porto natante: un secolare traghetto insediato in fondo alle rive digradanti a sud-est del castello visconteo.

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Leopoldo Burlando, Il traghetto di Trezzo (ante 1886, Collezione privata)

Si considerano privilegiate tutte le vie che scendano alla sponda fluviale: l’attuale via Padre Benigno Calvi, già proprietà privata dei Pozzo da Perego, cala dall’odierna villa Gina; via Mulino dal collegio Mariani, dietro cascina Cassinetta (via Carcassola); con vicolo Bue, via Bernabò Visconti (già «all’Adda») viene nobilitata dalla costruzione della centrale «Alessandro Taccani» (1906); le rive «di runcasc» svoltano in Val di Porto, dove sentieri diversi raggiungono il fiume: tra il bosco «dal Spisiée» e cascina Vittorio Veneto detta «Masìna», oltre che dai cascinaggi San Benedetto e Belvedere.

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Leopoldo Burlando, Passaggio sull’Adda a Trezzo (ante 1886, Collezione privata)

Tuttavia, fino all’inaugurazione del ponte nel 1886, la vera arteria della viabilità trezzese convoglia il traffico commerciale da piazza Comunale (oggi «Libertà»), conducendolo in cinque tronchi al traghetto o porto natante sull’Adda: via Valverde, de’ Molini (oggi «Pietro Marocco»), de’ Moroni (oggi «Professor Pozzone»), della Riva e infine del Porto. Dall’oratorio di San Rocco al porto natante, il passaggio viene allora avvertito come continuo e fervente di attività. Il centro cittadino ospita infatti il mercato del lunedì, nella cui occorrenza si alleggerisce il pedaggio per attraversare l’Adda al locale traghetto, così da agevolare acquirenti e venditori d’oltre fiume. Sul rione Valverde si infittiscono inoltre le botteghe, che accompagnano il traffico del porto trezzese almeno finché, nel settembre 1886, il traghetto non viene dismesso a vantaggio del ponte reticolare per Capriate.

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Il ponte tra Trezzo e Capriate, ripreso dalle rive di porto: inaugurato nel 1886, il viadotto dismette l’antico traghetto sull’Adda (Raccolta Rino Tinelli)
I secoli del porto natante di Trezzo

L’incomodo del Vice-Re. I tronchi della Riva e del Porto spezzano inizialmente in due sole calate la discesa dal castello al fiume, poi meglio scandita su quattro rive nel 1857 col progetto dall’ing. Giacomo Medici. La manutenzione di queste tratte è instancabile fin dal 1801, quando il governo napoleonico comanda qui riparazioni «in rizzo [ciottolato], con la maggiore brevità di tempo.. sulla strada che serve per scaricare legna, calce ed altre merci come pure serve per condurre al beveragio le bestie di detto comune».

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Le rive di porto e il castello di Trezzo (Raccolta Rino Tinelli)

Ma sulle due calate verso il porto natante, che sono perlopiù a prato, i Trezzesi spargono sabbie e ghiaie ancora nel 1824 per il passaggio, sul locale traghetto, di Ranieri Giuseppe d’Asburgo Vice-Re del Lombardo-Veneto. L’estrazione di ceppo d’Adda e gli scoli pluviali aggravano la trascuratezza in cui versano i due tronchi della Riva e del Porto se nel 1831, percorrendoli con la moglie Maria Elisabetta di Savoia Carignano, ancora Ranieri lamenta «il selciato della rampa scomposto da non potersi servire senza grave incomodo». Su progetto dell’ing. Luigi Taveggia, procede intanto il riordino delle vie commerciali da San Rocco al traghetto. Per posare il selciato, vengono sradicati nel 1838 i sei ventennali gelsi («murùn») di proprietà Marocco sulla via de’ moroni, oggi intitolata a Pietro: scrittore e giurista nato da quella famiglia.

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Il capomastro Carlo Rossi (foto Egidio arch. Rossi)

L’ingegnere, astronomo e coltivatore. Solo nel 1857 il lungo intervento di riassetto coinvolge la discesa dal castello al traghetto: rivisitando la primitiva intenzione di conservare le due rampe della Riva e del Porto, il milanese Giacomo Medici disegna allora l’attuale calata al fiume in quattro tratte, collaudate tre anni dopo. Mantenere la strada in due tronchi avrebbe consentito economie ma il deperimento dei terrapieni e l’annosa esigenza di alleviarne la pendenza inducono il tecnico a preferire le quattro rampe, eseguite dal capomastro Carlo Rossi di Vaprio d’Adda.

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Epitaffio del capomastro Carlo Rossi (foto Egidio arch. Rossi)

Il progettista Medici ha competenze esuberanti: costruisce chiese e palazzi milanesi, una torretta d’osservazione astronomica e persino una serra per la coltivazione degli ananas. A Trezzo, consulta il panorama fluviale e armonizza l’intervento sulle rive con i prominenti ruderi viscontei, impiegando parapetti in ceppo d’Adda: la pietra che caratterizza l’intero promontorio.

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Il ponte tra Trezzo e Capriate, ripreso dalle rive di porto (Raccolta Rino Tinelli)

Via Vittorio Emanuele II. Benché non siano ancora collaudate, le rampe Medici sorreggono nel giugno1859 il transito sul Bergamasco di 16.000 soldati piemontesi all’inseguimento del nemico austriaco. L’armata sarda può condurre con sé l’artiglieria solo grazie al riordino della strada, finalmente più accessibile e meno ripida. I militari valicano l’Adda sul ponte di barche, gettato al porto trezzese per ordine di Vittorio Emanuele II di Savoia, che visita il borgo verso le 16.00 dell’11 giugno. Forse a ricordo di questo passaggio, vengono intitolate al sovrano proprio le rive concepite da Medici; e solo più tardi la piazza Comunale (oggi «Libertà»), da cui digrada il rione Valverde.

Da Le rive al porto e il traghetto di Trezzo (2017)

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